Länder Italia

Di Gianni Baget Bozzo
24 Maggio 2000
Federalismo e sistema elettorale alla tedesca. E i presidenti non si facciano prendere dalle fregole del defunto partito dei sindaci. Anche in regione resta valido il modello parlamentare. Perché presidenzialismo e maggioritario all’americana non si adattano alla tradizione storica e politica italiana

L’importanza della vittoria di Polo più Lega alle elezioni regionali sta nel fatto che questa è stata una vittoria nazionale. In qualche modo si è rivelata l’unità d’Italia perché dal Piemonte alla Calabria la maggioranza di centrodestra si è verificata vincitrice mostrando che in sostanza la penisola è una. Del resto la Sardegna era già venuta, e la Sicilia se avesse una legge elettorale non ancora legata alla pura proporzionale ma appunto con l’elezione diretta del presidente della Regione verrebbe anch’essa subito.

Federalismo e unità nazionale Esiste dunque una maggioranza nazionale di centrodestra e la riforma regionale va compiuta nel quadro di una unità nazionale che la maggioranza di centrodestra ha messo in luce. Non esiste quindi più il rischio che l’autonomia maggiore o minore di una regione o di gruppi di regioni possa entrare in contrasto con l’unità della nazione. Ormai il secessionismo è finito e il decentramento dei poteri risponde a un’esigenza antichissima dello stato italiano perché fu uno dei progetti che con Marco Minghetti la destra storica si era proposta. Vinse la scelta opposta, però un’idea delle regioni venne proprio alle origini del Regno d’Italia. E fu ripresa fuori dal partito popolare di don Sturzo nel 1921. Il problema centrale è che le regioni devono rimanere una articolazione dello stato nazionale e non debbono in sostanza essere invece una divaricazione dello stato nazionale.

Lo stato-nazione è l’unico sistema possibile nei tempi dell’unità europea. Anche negli altri paesi, salvo il drammatico caso basco, nessuna autonomia regionale è andata al di fuori della pertinenza allo stato nazionale.

Potremmo dunque dire che il federalismo all’italiana è piuttosto un federalismo alla spagnola o alla tedesca, ma non certo mai un federalismo alla svizzera o all’americana. E in realtà il modello americano, non solo su questo punto, ma su molti altri, non conviene ai paesi europei che hanno una diversa storia e un diverso spazio, una diversa geografia. E quindi non sono capaci di sostenere tanti stati aventi poteri quasi nazionali l’uno accanto all’altro. Proprio la storia e la geografia impongono che il quadro nazionale rimanga intatto.

Un Consiglio per i Presidenti Si deve anche dire che l’elezione diretta del presidente non deve far dimenticare che rimaniamo una repubblica parlamentare e che quindi il ruolo del Consiglio rimane determinante. L’elezione diretta del presidente non ha introdotto in Italia una separazione tra esecutivo e legislativo all’americana e nemmeno un semipresidenzialismo alla francese. Ha solo determinato in modo diverso l’elezione della prima carica della regione, ma il sistema regionale rimane sistema parlamentare e quindi anche il ruolo dei partiti è importante. E’ importante evitare che come accade in qualche regione il presidente regionale si consideri l’eletto dal popolo senza la mediazione dei partiti. Vedo che alla regione Liguria non manca qualche tentazione in questo senso. Anche perché il nostro presidente regionale ha per molto tempo sottolineato la sua indipendenza come candidato. Questo però credo che sia un fenomeno limitato, ma è sempre un fatto importante che si capisca bene che rimaniamo, anche a livello regionale, un sistema in cui il Consiglio, come il Parlamento, ha l’ultima parola. Il modello americano non fa per noi né sul piano economico, né su quello culturale, né sul piano sociale, né sul piano istituzionale. Del resto Forza Italia, il principale partito della coalizione, è nel Ppe. E mi pare che con molta giustezza attualmente il presidente Berlusconi abbia rimesso in luce una tesi che sostiene da molto tempo e cioè il modello della Repubblica federale tedesca come nostro modello.

La sinistra responsabile del fallimento del maggioritario Il maggioritario è una stagione ormai passata e proprio la decomposizione della sinistra lo ha fatto fallire, trasformando il maggioritario in una lotta tra satelliti con un satellite un po’ maggiore, senza alcuna unità politica e quindi incapace di costituire in alcun modo un polo. Il centrodestra invece in questo è riuscito. Queste ragioni servono tutte a sostenere che stiamo tornando dalla concezione presidenziale e un federalismo all’americana a un regime parlamentare e un federalismo all’europea, modello tedesco. L’Italia si trova in Europa e forse con un certo eccesso abbiamo pensato che gli Usa potessero diventare facilmente il suo modello. Ora, con la coscienza dei nostri limiti e delle nostre qualità storiche e geografiche, possiamo portare veramente una riforma dello stato, rovesciando il destino centralista della destra storica che rimase la struttura dello stato italiano. L’idea quindi di creare un’Italia di regioni alla europea è un’idea positiva perché appunto si mantiene all’interno dell’organizzazione dello stato nazione e non costituisce in nessun modo un federalismo alternativo all’idea dello stato nazionale, fondato sull’unità della nazione prima che sull’unità delle singole regioni.

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