La Cina scavalca gli Usa e diventa il primo partner commerciale dell’Ue

L'aumento di merci importate da Bruxelles riguarda soprattutto forniture sanitarie per contrastare il Covid-19. La beffa è totale

La Cina nel 2020 è diventata il primo partner commerciale dell’Unione Europea, scavalcando gli Stati Uniti. L’interscambio tra il Dragone e l’Ue, secondo i dati diffusi da Eurostat, ha raggiunto i 586 miliardi di euro, mentre quello con gli Usa si è fermato a 555 miliardi. Se Pechino ha accresciuto il suo export verso i Ventisette del 5,6 per cento a 383 miliardi, è aumentata anche l’importazione di merci dal Vecchio continente del 2,2 per cento a 202 miliardi.

LA BEFFA DEL COVID-19

Dai dati si evince facilmente che la bilancia commerciale pende nettamente a favore della Cina, per un attivo record di 181 miliardi. Il deficit nei confronti di Pechino è stato ulteriormente aggravato dalla pandemia, dal momento che l’aumento di merci importate da Bruxelles riguarda soprattutto forniture sanitarie per contrastare il Covid-19. Oltre al danno, insomma, la beffa.

Il problema dello squilibrio commerciale con la Cina è un problema annoso ben conosciuto anche dagli Usa e al quale Donald Trump ha provato a porre rimedio con l’accordo entrato in vigore il 14 febbraio 2020. Un esperimento che ha funzionato solo a metà dal momento che il governo comunista non ha rispettato la cosiddetta “Fase uno” dell’accordo. La Cina infatti si era impegnata ad acquistare entro la fine del 2020 da Washington 63,9 miliardi di merci in più rispetto al 2017. Per raggiungere l’obiettivo, avrebbe dovuto comprare un totale di 173,1 miliardi di beni, ma a conti fatti il saldo si è fermato a 100 miliardi, appena il 59 per cento di quanto pattuito.

IL CAI È UNA «GIGANTESCA» VITTORIA PER LA CINA

È in parte anche per far fronte a questo problema che l’Unione Europea a fine 2020, soprattutto su iniziativa di Angela Merkel, ha raggiunto un accordo di principio con il Dragone sul Cai, un’intesa per fornire un’unica cornice legale per gli investimenti tra le parti, andando a sostituire i 26 accordi bilaterali attualmente in vigore tra Cina e paesi europei. Se la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di «accordo storico», l’intesa è stata festeggiata in Cina come «gigantesca vittoria diplomatica».

Il Cai infatti presenta una miriade di nodi, economici ed etici, che sembrano inestricabili e che finiscono per indebolire Bruxelles, aprendo una faida tra l’Ue e l’amministrazione di Joe Biden, a vantaggio di Pechino. Questi problemi sono stati analizzati nel dettaglio nel numero di febbraio di Tempi nell’articolo “Accordo Europa-Cina: patti chiari, amicizia forse“.

Sarà il Parlamento europeo a decidere se ratificare il Cai e il risultato finale non è scontato. Come dichiarato dal tedesco Reinhard Bütikofer, a capo della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti con la Cina, «è ridicolo vendere questo accordo come un successo. Abbiamo agito in solitaria, proprio come ha fatto Trump negli ultimi anni. Qualcuno mi sa spiegare perché prima l’Unione Europea, che ama fregiarsi di essere portabandiera del multilateralismo, ha detto che voleva coordinarsi con Biden e poi ha chiuso l’accordo prima del suo insediamento? Valuteremo molto bene se ratificare l’accordo».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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