La croce e l’assist

Di Fred Perri
21 Ottobre 2004
Non sono mai stato tenero con calciatori

Non sono mai stato tenero con calciatori, allenatori, dirigenti e malandrini vari che campano alle spalle del calcio. Gente vuota che parla spesso solo per parlare. Non mi piace ascoltare chi si crede un Padreterno né chi lo bestemmia. Il compagno Marcello Lippi ha pronunciato una formidabile cazzata dicendo che la bestemmia, in fondo, non è altro che un simpatico intercalare toscano e che non voleva offendere nessuno. Stupidaggini, la bestemmia è una cosa sgradevole, anche per chi non è un cattolico fervente e praticante. Eppure, con tutta la stima per il cardinale Fiorenzo Angelini, mi pare che abbia buttato il suo (e anche il nostro) prezioso tempo, con la sua tirata sui calciatori senza valori. Un vero spreco, un vero cumulo di luoghi comuni. Qui ci stanno scippando l’Europa da sotto il naso, qui, a noi cattolici, ce lo stanno mettendo in quel posto (vedi Almodovar), qui tra un po’ saremo a pietire un posto a equo canone per dirci Messa e la Chiesa manda le truppe corazzate contro quelle quattro bestie di calciatori. Perbacco, punti più in alto, la scristianizzazione dell’Europa non comincia in uno spogliatoio. E poi i calciatori sono rimasti i soli, ormai, a farsi il segno della Croce. Sono gli ultimi illusi a credere nell’esistenza del Padreterno. Solamente come uomo-assist, però ci credono.

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