La Danimarca vuole confinare i migranti su un’isola deserta

Di Redazione
05 Dicembre 2018
La proposta draconiana del governo «per far capire a queste persone che sono indesiderate» è stata inserita in manovra. E Copenaghen aveva avuto il coraggio in estate di criticare l'Italia per scarsa accoglienza

Che la Danimarca non fosse un paese per immigrati lo avevamo già capito quando approvò una legge per confiscare ai richiedenti asilo eventuali beni sopra i 1.340 euro. Ora però il governo si è spinto oltre, proponendo di obbligare tutti gli stranieri «indesiderati» ad alloggiare su un’isola. L’obiettivo, come spiega il New York Times, è rendere il più possibile la vita di queste persone «intollerabile» per costringerle ad abbandonare il paese.

 

L’ACCORDO DRACONIANO

L’accordo tra le diverse forze di centrodestra che guidano la Danimarca è stato raggiunto nell’ambito dell’approvazione della manovra. I nazionalisti del Dansk Folkeparti (Df) hanno assicurato che voteranno il budget in Parlamento solo se sarà approvata anche questa misura draconiana «per far capire a queste persone che sono indesiderate», come ha sottolineato il ministro dell’Immigrazione, Inger Stojberg.

Come annunciato dal governo danese, l’accordo prevede che almeno 100 persone risiedano sull’isola di Lindholm. Si tratta di immigrati condannati per crimini e richiedenti asilo la cui domanda è stata rigettata, ma che per diverse ragioni non possono o non vogliono lasciare il paese. L’isola di sette ettari nel Mar Baltico si trova a circa tre chilometri dalla costa più vicina ed è raggiungibile solo con il traghetto. Solo due compagnie coprono, poco frequentemente, la tratta e una di queste si chiama “Virus”.

«NON È UNA PRIGIONE»

Il portavoce del Df, Martin Henriksen, ha dichiarato alla Tv 2 che «ridurremo al minimo il numero delle tratte così da rendere i viaggi verso la terraferma il più costosi possibile». Nella manovra verranno stanziati 115 milioni di dollari per costruire le strutture di accoglienza per immigrati, che dovrebbero aprire nel 2021. Il ministro delle Finanze, Kristian Jensen, ha cercato di gettare acqua sul fuoco precisando che «non si tratta di una prigione», ma ogni sera gli stranieri ricollocati sull’isola dovranno farsi identificare nei centri e dormire all’interno, pena l’arresto.

Non è ancora certo che il progetto vedrà la luce, ma la proposta contenuta nella manovra, secondo esperti, è al limite della violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani.

DANIMARCA SENZA GHETTI

Non si tratta della prima misura estrema verso gli immigrati presa dal governo danese. Sta infatti per diventare legge il “Piano per una Danimarca senza società parallela e senza ghetti nel 2030”, che prevede misure a dir poco aggressive: raddoppio della pena per spaccio di droga, furto con scasso, vandalismo, minacce agli autori di reati in 30 quartieri di città danesi a forte concentrazione di immigrati; revoca degli assegni sociali alle famiglie i cui figli fanno troppe assenze a scuola (più del 15 per cento dell’orario in un quadrimestre); introduzione di test linguistici mirati dalla prima elementare nelle scuole dove più del 30 per cento degli iscritti proviene dai “ghetti”, con possibilità di far ripetere l’anno a chi non li supera entro tre tentativi.

È previsto inoltre il carcere fino a quattro anni per le famiglie di immigrati che mandano i figli per estesi periodi di tempo nel paese di origine al fine di evitare la loro assimilazione alla cultura e allo stile di vita danesi; proibizione a pregiudicati, percettori del reddito minimo di inserimento o di assegni di disoccupazione di prendere domicilio in uno dei 16 quartieri di un elenco di aree degradate; limite del 40 per cento degli appartamenti di edilizia sociale sul totale degli alloggi disponibili entro il 2030 in tutte le aree residenziali della Danimarca. Quest’estate nel paese è entrata in vigore anche la norma di legge che proibisce di indossare il velo integrale o niqab in qualsiasi luogo pubblico.

ALTRO CHE ITALIA

Davanti a simili misure, ci si chiede con quale coraggio lo stesso ministro Stojberg abbia criticato l’Italia a giugno per la mancata accoglienza dei migranti. E come abbia potuto il primo ministro Lars Rasmussen rampognare il governo italiano per il mancato rispetto dei trattati internazionali. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non è mai stato tenero riguardo al tema dell’immigrazione, ha sempre difeso il diritto dell’Italia a non accogliere più migranti di quanti potesse gestirne, ma non ha mai proposto di spedire nessuno su isole deserte. Copenaghen, inoltre, deve gestire in tutto poche migliaia di rifugiati nei campi per richiedenti asilo (4.000), dal 2016 gli arrivi si sono ridotti a 2-3.000 all’anno mentre dal 2013 sono approdate in Italia 700 mila persone.

Uno dei più famosi botta e risposta tra Emmanuel Macron e Salvini sul tema dei migranti, ad agosto, è avvenuto proprio mentre il presidente della République francese si trovava a Copenaghen. Se ha veramente a cuore i diritti umani dei migranti, prima di condannare l’Italia perché ha osato chiedere con forza ai partner europei quella solidarietà che non hanno mai voluto né saputo dimostrare, l’Unione Europea dovrebbe guardare piuttosto a quello che accade a Nord.

Foto Ansa

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