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La preghiera del mattino

La domanda, in fondo, è semplice: che cosa vogliamo farne dell’Ilva?

Di Lodovico Festa
15 Gennaio 2024
Le responsabilità di Conte (e Calenda) nella crisi dell’acciaieria di Taranto, i passi necessari per salvarla, le persone che potrebbero provarci. Rassegna ragionata dal web
Operai Ilva in protesta
Operai Ilva in protesta (foto Ansa)

Su Startmag Marco Dell’Aguzzo scrive: «“Il governo Meloni non ha alcuna responsabilità sulla crisi di Ilva. La crisi di Ilva nasce quando è stato fatto saltare un accordo blindato, siglato a seguito di una gara europea, prima confermato e poi disfatto da Conte e compagni per compiacere la Lezzi dopo il pessimo risultato delle europee”. È il pensiero, condensato su X, di Carlo Calenda, segretario di Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico, sulla crisi di Acciaierie d’Italia, l’azienda siderurgica precedentemente nota come Ilva. I soci di Acciaierie d’Italia – il gruppo indiano-lussemburghese ArcelorMittal, che ne possiede il 68 per cento, e il ministero dell’Economia attraverso Invitalia, con il 32 per cento – non hanno trovato un accordo per l’aumento del capitale e il risanamento dei debiti: la società ha bisogno di liquidità per riattivare la produzione e le sue passività ammontano a circa 1,5 miliardi di euro».
Calenda fa bene a ricordare come la causa dei guai più gravi dell...

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