
La grande lezione dei volontari di Courmayeur

Caro direttore, non c’è solo del marcio in Italia (in Danimarca non lo so). In mezzo ad un clima generale monopolizzato dai giornaloni e dai TG, che non fanno che descrivere ripetutamente e con gusto sadico tutto il male che c’è tra di noi, accadono anche dei fatti positivi che la cronaca racconta molto brevemente e dimentica molto in fretta.
A parte la positività dei grandi sacrifici quotidiani fatti dalla maggioranza assoluta delle famiglie (compresi i nonni), che ogni giorno, nel silenzio assordante della cosiddetta opinione pubblica, lavora, ha cura dei propri figli, si scontra con gli ostacoli rocciosi della burocrazia che tutti condannano ma che nessuno cambia, tiene insieme una società che altrimenti sarebbe destinata a decomporsi ingloriosamente, a parte tutto questo, mi ha colpito un episodio che è stato subito silenziato.
A Courmayeur, una frana ha devastato e interrotto il sistema idrico di quella bellissima cittadina, lasciando senz’acqua circa 30.000 persone, tra residenti e turisti. A fronte di questa circostanza, molti turisti piccoli borghesi hanno immediatamente abbandonato la località e molti altri hanno disdettato le prenotazioni alberghiere. Ma questi piccoli borghesi non sanno che nell’uomo, oltre al peccato originale che avvelena l’esistenza dell’intera umanità (nessuno escluso, proprio nessuno), esiste anche un “cuore” che anela al bene e lo desidera a tal punto che, di fronte alle situazioni difficili e drammatiche, esso si esprime con gesti e comportamenti che possono sorprendere solo gli incalliti nichilisti, capaci unicamente di diffondere pessimismo.
Ebbene, nel nostro caso, in 24 ore una squadra fantastica di decine di veri volontari (quelli che lavorano gratis) ha ricostruito un condotto idrico di più di 700 metri, ridando l’acqua a tutta la cittadina. Sono stati un grande esempio per tutti: questa stupenda squadra di uomini nobili non ha perso tempo in recriminazioni, in denunce così care ai TG ed in maledizioni: si è messa subito e semplicemente al lavoro, compiendo un vero e proprio miracolo in brevissimo tempo.
Questo atteggiamento ha indotto, tra l’altro, albergatori e semplici residenti a dare gratuita (ancora) ospitalità a chi si è trovato in difficoltà. In questo caso, si è mosso quello che il grande Chesterton definiva come “l’uomo comune”, quello semplice e onesto creato da Dio, che si impegna di fronte alle evidenze reali della vita, contro l’irrealtà che ha invaso anche il potere (come sottolineava qualcuno proprio in questi giorni).
I volontari non hanno aspettato che venisse dichiarata la mitica situazione di emergenza: hanno semplicemente affrontato la realtà per come ad essi si presentava. Ed era una realtà molto difficile, ma risolta in 24 ore. Mi pare importante non dimenticare episodi di questo tipo. Scimmiottando il grande Manzoni, si può dire che è bello il cuore dell’uomo quando è bello, quando, cioè, si libera dalla indifferenza di cui è grande maestro e artefice quello che Santa Madre Chiesa definisce come peccato originale.
Tra l’altro, simile episodio è avvenuto anche in Val di Fassa, dove in poche ore altri “volontari” hanno contribuito in poche ore a riparare i danni gravi di un potente temporale. Gli esempi positivi ci sono, anche se il nichilismo attuale non ne vuole parlare, preferendo sottolineare sempre e solo emergenze ideologiche che riguardano la morte più che la vita. Fortunatamente la maggioranza degli uomini e delle donne “comuni” continua a vivere!
Peppino Zola
Foto Ansa
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1 commento
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nel 1966 di novembre a Firenze io c’èro , ci rimboccammo le maniche , e anche i pantaloni, e cominciammo a svuotare cantine , negozi, biblioteche dal fango , che qui chiamiamo ” mòta” , tutto questo prima che arrivassero i graditi aiuti da fuori citta , anche da fuori dell’ Italia .
Adesso non sarebbe più possibile farlo perchè tra zone rosse, gialle ecc , ai cittadini volenterosi sarebbe negato l’ accesso alle loro proprietà in attesa degli “esperti” e sono sicuro che se disgraziatamente l’ Arno ci regalasse un altra alluvione, è già successo nei secoli, il fango diventerebbe polvere prima di poterlo togliere con la pala …