La grotta sul Monte Pala

I pastori promisero ai lupi che avrebbero allontanato dal loro branco le malattie e la fame purché essi mai infierissero contro il loro gregge

Immagine tratta dal libro Tempo di lupi di Bruno d’Amicis

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Prossimo al Monte Kapa s’ergeva il Monte Pala; diversamente dal primo questo era ricoperto interamente da una folta selva che nascondeva una grotta famosa, frequentata dai lupi più fieri dell’intera foresta. Tra i rovi del Monte Kapa nidificava l’aquila e da lì s’era vista spiccare i suoi altissimi voli; in quella grotta misteriosa del Pala si erano perpetuate da tempo immemorabile generazioni e generazioni di lupi. Proprio lassù salirono uomini venuti da lontano, ed erano pastori; vi condussero il loro gregge. Si diceva che provenissero dalle fredde sedi di Borea. Vi scoprirono una fonte che prendeva il nome da un’antichissima Ninfa, la Ninfa Jiu, colei che dura; la sua acqua era salutare per gli uomini e per i pascoli. Sul Pala c’era una piccola radura, e in quella radura nelle notti di plenilunio i lupi si riunivano e disponendosi in cerchio lanciavano i loro lunghi ululati. Gli uomini allargarono quella radura tagliandovi gli alberi; vi fecero crescere grassa erba per il pascolo e ai suoi margini piantarono pali e costruirono le loro capanne.

Gli sciamani di quel piccolo villaggio fecero un patto con i lupi. A quei tempi non era difficile agli uomini entrare in relazione con le fiere ed esse, da parte loro, ritenevano vantaggiose queste relazioni. I pastori promisero ai lupi che avrebbero allontanato dal loro branco le malattie e la fame purché essi mai infierissero contro il loro gregge; ai lupi era permesso di venire nella radura ad invocare il loro demone lunare della fecondità nelle notti di plenilunio. Alcuni di quei lupi si fermarono addirittura nel villaggio e si assunsero il compito di proteggere il gregge; ma rimasero lupi, e per lungo lungo periodo, fin quando tutto mutò e giunse il tempo di uomini perversi che li asservirono e ne fecero cani.

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