«La guerra in Ucraina finirà con un negoziato»

Di Leone Grotti
16 Febbraio 2023
Il generale americano David Petraeus è convinto che né l'Ucraina né la Russia riusciranno a prevalere sul campo. Anche nella Nato, a corto di munizioni da inviare a Kiev, si riflette: «Il conflitto non può durare 20 anni»
Un carro armato russo distrutto in Ucraina

Un carro armato russo distrutto in Ucraina

«La guerra in Ucraina finirà con un negoziato». Ne è sicuro il generale americano David Petraeus, che guidò le truppe americane in Iraq e in Afghanistan. Nonostante le truppe ucraine si stiano comportando egregiamente, mentre la Russia commette un errore dietro l’altro, la «vittoria sul campo» di Kiev indicata da Joe Biden come obiettivo solo a dicembre scorso non sembra più plausibile.

«La guerra in Ucraina non può durare 20 anni»

Durante il vertice dei ministri della Difesa della Nato, terminato ieri a Bruxelles, è stato ribadito il messaggio già inviato dagli Usa a Kiev nelle ultime settimane: «L’Ucraina non può trasformarsi in una guerra di vent’anni». I paesi occidentali continueranno ad aiutare l’esercito di Volodymyr Zelensky a difendersi dall’aggressione russa, che potrebbe riprendere tra poche settimane su larga scala come all’inizio del conflitto. Offriranno sostegno militare e logistico a Kiev per permettere una grande controffensiva ucraina in primavera o estate. Ma l’obiettivo da raggiungere è permettere a Zelensky di trattare da una posizione di forza. Ottenere di più non sembra possibile.

Anche per questo la Casa Bianca ha rifiutato ancora una volta all’Ucraina i missili a lungo raggio Atacms. Non solo perché è consapevole di non averne a sufficienza nel caso scoppi una guerra nello Stretto di Taiwan, ma anche perché teme che Kiev, messa alle strette, potrebbe essere tentata di utilizzarli per colpire le città russe, trascinando la Nato in guerra. I paesi Nato hanno anche ribadito la loro contrarietà ad accontentare Zelensky sulla fornitura di caccia moderni: addestrare i piloti ucraini per utilizzarli richiederebbe troppo tempo, non mesi ma anni. Sarebbero dunque inutili.

La Nato ha finito le munizioni

Per la prima volta il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ammesso che «il tasso di utilizzo di munizioni e pezzi di artiglieria da parte dell’Ucraina è superiore a quello di produzione. È un fatto. Per ora abbiamo messo mano ai depositi. Ma nel lungo periodo non possiamo continuare così. È una sfida. Abbiamo un problema, che però può essere risolto». Anche la Francia ha recentemente denunciato «una carenza di munizioni da 155 mm, usate negli obici e nei cannoni di artiglieria».

Basta un dato per capire di che cosa parla Stoltenberg: l’Ucraina spara 5.000 colpi di artiglieria al giorno, la quantità cioè che un piccolo paese europeo acquista in un anno. La Russia spara invece 20 mila colpi al giorno, l’equivalente della produzione mensile delle industrie europee. Come nota il Financial Times, «non serve essere un generale a quattro stelle o un professore di matematica per vedere il problema».

Per ovviare al problema i partner della Nato, secondo quanto dichiarato da Stoltenberg, si sono impegnati a collaborare con le industrie per incrementare la produzione di munizioni.

Il primo passo lo hanno fatto ancora una volta gli Stati Uniti: l’esercito americano ha annunciato di aver assegnato 522 milioni di dollari in ordini a due società per la produzione di munizioni di artiglieria da 155 mm per l’Ucraina.

Quando finirà la guerra

La tempistica dei rifornimenti all’Ucraina è fondamentale. Ancora prima dell’inizio dell’annunciata grande offensiva della Russia, l’esercito di Mosca sta riuscendo nel tentativo di accerchiare Bakhmut, nel Donbass. Per quanto gli Stati Uniti insistano che la città non ha nessun valore strategico, gli ucraini stanno facendo di tutto per difenderla, per non lasciare a Vladimir Putin neanche una vittoria simbolica da festeggiare nel primo anniversario della guerra, che cade il 24 febbraio. Anche se, come ammesso da alcuni soldati alla Cnn, «la situazione è molto difficile.

Kyrylo Budanov, a capo dell’intelligence ucraina, ha dichiarato che Kiev sta preparando un’imponente controffensiva per il mese di marzo, proprio come la Russia. Secondo gli Stati Uniti, l’Ucraina dovrebbe abbandonare Bakhmut e concentrarsi sui preparativi per contrattaccare in primavera o in estate con lo scopo di guadagnare posizione e «convincere Putin che non può vincere», come dichiarato dal segretario generale della Nato.

La guerra andrà avanti, secondo il generale Petraeus, fino a quando «Putin non riconoscerà che il conflitto è insostenibile per la Russia. E fino a quando l’Ucraina non riuscirà più a resistere agli attacchi missilistici dei russi». Allora, per convincere Kiev a stringere un accordo, «servirà un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina e un’assicurazione di ferro per la sicurezza del paese garantita da una coalizione guidata dagli Stati Uniti».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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