La libertà religiosa è sempre sotto attacco

Di Rachele Schirle
11 Marzo 2022
Incontro a Ginevra dell’Alleanza internazionale per la libertà religiosa (Irfba). Il punto della situazione sulle persecuzioni e l'inerzia italiana
Cristiani perseguitati pregano in Pakistan

Cristiani perseguitati pregano in Pakistan

Mentre gli occhi di tutti sono rivolti al conflitto in Ucraina, nel resto del mondo continua a essere sotto attacco la libertà religiosa. Per aggiornare le strategie di contrasto alle violazioni di questo fondamentale principio, si è riunita a Ginevra l’Alleanza internazionale per la libertà religiosa (Irfba) tenuta a battesimo dal dipartimento di Stato americano durante l’amministrazione Trump.

L’organizzazione oggi conta 35 paesi, ma non l’Italia. Nonostante, infatti, l’alleanza abbia chiesto al governo, ed in particolare al ministero degli Esteri, di nominare un inviato speciale per la libertà religiosa così da partecipare alle riunioni dell’alleanza e quindi contribuire agli sforzi globali sul tema, il governo ha adottato una linea attendista.

Presente invece l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza che, in qualità di copresidente dell’Intergruppo per la libertà religiosa del Parlamento europeo, è stato nominato nel consiglio degli esperti dell’Alleanza.

360 milioni di cristiani perseguitati

I lavori presieduti dalla deputata conservatrice britannica Fiona Bruce, inviato speciale del primo ministro Boris Johnson per la libertà religiosa, hanno visto la partecipazione di importanti esperti e rappresentati delle istituzioni tra cui l’ambasciatore Jos Douma, inviato speciale per la libertà religiosa del governo olandese, e Rashad Hussain, nominato dal presidente Biden ambasciatore per la libertà religiosa.

Durante l’incontro è stata accesa una luce sulle violazioni della libertà religiosa nel mondo che, secondo il recente rapporto della ong Open Doors, colpisce oltre 360 milioni di cristiani in tutto il mondo (qui trovate la cronaca della presentazione del rapporto alla Camera dei deputati). Violenze sono perpetrate anche nei confronti di altre minoranze religiose come musulmani non radicali, ebrei, baha’i.

Pakistan e Armenia

Nel suo intervento, Fidanza ha stigmatizzato l’inerzia delle istituzioni europee su questo tema: «Dopo mesi di sollecitazioni, la Commissione europea non ha ancora provveduto a nominare il nuovo inviato speciale per la libertà religiosa. Intanto nel Parlamento di Strasburgo, a causa dell’opposizione ideologica di alcuni gruppi politici, è sempre difficile mettere all’ordine del giorno documenti di condanna di pratiche inaccettabili come i matrimoni forzati. Tuttavia i segnali di speranza non mancano: alcuni mesi fa abbiamo approvato una risoluzione contro la legge sulla blasfemia in Pakistan, che ha portato alla detenzione e spesso alla condanna a morte di decine di persone negli ultimi anni. E nell’ultima plenaria abbiamo approvato a larga maggioranza una risoluzione di condanna della distruzione di chiese armene nella regione del Nagorno-Karabakh sottoposta al controllo dell’Azerbaijan. Nell’epoca della cancel culture, difendere il patrimonio storico religioso e i suoi simboli contro vecchi e nuovi radicalismi deve essere una priorità».

Fidanza ha dato appuntamento a martedì 22 marzo quando verrà presentato a Bruxelles il rapporto periodico “L’Ue e la libertà religiosa”, curato dall’Intergruppo con la collaborazione delle principali Ong impegnate sul tema.

Foto Ansa

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