La maestà della vita in Bovisa

Prima del 20 settembre, della paternità di un quartiere come quello del Ponte della Ghisolfa «popolato di poveri diavoli che tirano la carretta in fabbrica o a bottega», rievocata da Giovanni Raboni (cfr, introduzione a G. Testori, Opere 1943-1961), sfaccendati pronti a tutto, «prostitute e ragazzi di vita, di ladri e macrò con licenza di ricattare se non proprio di uccidere, di aspiranti campioni sportivi e di torbidi nouveaux riches», restava un ricordo soffocato dai rumori dei cantieri, e la memoria di un film, Rocco e i suoi fratelli, firmato Luchino Visconti. Ma dal 20 settembre è bastata una targa, “Giovanni Testori – Poeta – 1923/1993”, all’ingresso del giardino ritagliato da vie che sembravano uscite dalla toponomastica de Il vento tra i salici (il racconto per bambini di K. Grahame tradotto da Fenoglio), perché le storie degli “ultimi” della periferia cantate ne I segreti di Milano dal drammaturgo scomparso riesplodessero. E riaffermassero il valore di quell’avventura umana (e culturale) da cui la rinascita del quartiere Bovisa non poteva prescindere. Per questo, il 20 settembre, all’inaugurazione del parco è seguita, nella vicina Triennale Bovisa, la presentazione di una monumentale Bibliografia curata da Davide Dall’Ombra dell’Associazione Giovanni Testori e supervisionata dal critico d’arte Giovanni Agosti, una tavola rotonda intitolata “Testori e Milano. Cantiere aperto” (coordinata da Giuseppe Frangi e che ha visto Stefano Boeri, Aldo Bonomi, Luca Doninelli, Sergio Scalpelli e Massimo Zanello confrontarsi sul futuro del quartiere), la presentazione di una mostra di rari volumi testoriani e, nel piazzale della Triennale, la proiezione di Rocco e i suoi fratelli, a ripercorrere il sodalizio artistico tra regista e scrittore ambientato in questa grande periferia milanese. Dove, a pochi passi dalla Triennale, il Politecnico e la facoltà di Architettura, nel neonato Parco Giovanni Testori ritagliato dalle vie dei Frassini, via degli Alianti, viale dei Pioppi e via delle Querce, c’è oggi il tempo e lo spazio per potere fermarsi e far memoria di una storia grande per Milano.  

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