
LA MARGHERITA è FUORI STAGIONE
L’iniziativa di Rutelli di sostenere una lista politica autonoma nella parte proporzionale del sistema indicava la volontà della Margherita (Dl) di porsi nel simbolo come altra cosa dall’Ulivo, pur rimanendo nella federazione. Ciò era una conseguenza del flusso di dirigenti e di voti potenziali da Forza Italia e dall’Udc verso Dl. Ne veniva una prospettiva di lettura della Dl nella coalizione di centro-sinistra che poneva l’accento sulla componente post-Dc dell’opposizione. Dl si poneva come una forza nuova, un blocco di centro trasversale, decisa a mantenere una lettura politica della coalizione come di centro-sinistra piuttosto che di centro sinistra. Questo non piaceva ai Ds ma non è stato il partito di Fassino a reagire, è stato il leader della coalizione Prodi. E lo ha fatto in modo radicale, proponendo cioè di escludere Dl dall’Ulivo, mandando in fumo la federazione riformista da tempo delineata sulla carta. Ciò significa dire che i voti di Dl, per quanto elettoralmente importanti, non sono politicamente qualificanti. La coalizione dell’Ulivo tiene ma, di fatto, ne fanno parte solo i Ds, con socialisti e repubblicani.
Il gruppo democristiano di Dl, che si aspettava solo la minaccia di una lista Prodi che comprendesse i dissidenti della stessa Dl, si è trovato di fatto di fronte alla minaccia di espulsione dalla coalizione. Prodi ha compiuto un gesto di portata radicale: ha politicamente annullato la componente post-Dc dell’Ulivo e ha posto Dl, pare, solo all’interno dell’Unione. Sembra che i Ds abbiano sostenuto l’operazione (Prodi non avrebbe nemmeno potuto proporla senza il tacito consenso del partito di Fassino, divenuto così l’unica forza dell’Ulivo a determinare la possibilità della scelta del leader). Dl si è trovata sola e isolata. Il suo ruolo sembra legato solo al fatto di essere stata in origine la lista di Prodi e non quella di De Mita e di Marini. L’intesa tra Prodi e i Ds, che Rutelli temeva, è stata così verificata in modo radicale e ne è venuto l’isolamento della maggioranza di Dl. Se la parte moderata della coalizione può essere così messa facilmente alla porta, ciò indica che l’intesa della sinistra riformista e radicale è l’essenza della coalizione e che i post-Dc sono una aggiunta. La coalizione di Prodi appare così chiaramente non una coalizione di centro sinistra, ma di sinistra sinistra in cui i post-Dc sono dei semplici portatori d’acqua e di voti per i partiti dell’Unione. Isolata politicamente, Dl è destinata a spaccarsi. Con l’uscita dei prodiani diviene un fallimento politico, una forza politica subalterna e così lo diventano i transfughi del centro-destra che ne hanno ingrossato le fila.
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