
La necessità del patatrac spiegata ai miei figli
Per puro destino mi sono impattata in un libro bello. Per bambini. Ma più per grandi. L’altalena, anzi L’altalena. See-saw. Balaçoire. Die Wippe., e queste sono le uniche parole di tutto il libro, dell’architetto Enzo Mari (Edizioni Maurizio Corraini Arte Contemporanea). Un libro che diventa una striscia, un gioco di incastri perfetti, pubblicato per la prima volta nel 1961 in xilografia.
Su un’altalena molto minimale, un asse su una base, salgono alla ricerca di un equilibrio difficile da ottenere una gallina e un canguro, a cui si aggiungono un elefante, un pesce, un maiale, un cammello, un serpente, un ippopotamo, uno zoo vario, stilizzato, un gioco di curve che cercano di contenersi, un gioco di sovrapposizioni azzardate che, pagina dopo pagina, ti fanno presagire il caos imminente, il patatrac che ne potrà scaturire. Ma – e qui sta il bello del libro – è dal caos, è proprio dal caos, dal capovolgimento, che nasce l’equilibrio che porta alla soluzione finale, perché equilibrio e armonia sono già contenuti, presenti fin dall’inizio, connaturati agli animali e al gioco di linee, curve e pesi.
A volte, si dice, il significato di un libro supera quello che il suo autore voleva dire. Ebbene, L’altalena è un gioco, bello, ma è anche un bel libro, così che il significato che ne emerge dice “più in là”, e un po’ per gioco azzardiamo ipotesi possibili. Guarda più in là: è vero, la tua vita è nel caos, il tuo paese pure, forse c’è bisogno di un ribaltone, di un cambiamento, forse è proprio da lì che si deve partire per ritrovare quella bellezza, quell’armonia, quell’unità connaturate all’uomo fin dal principio.
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