
La nuova bioarchitettura
Durante una conversazione con Luca Doninelli, Stefano Boeri aveva parlato così del bosco: «Il bosco in fondo è questo. Un confine continuo e tridimensionale, eppure permeabile e trasparente, che non esclude, ma distingue. Ci lavoreranno agricoltori che arrivano dalla bassa e giovani professionisti che lasciano i loro appartamenti in centro. Ci giocheranno bambini delle scuole brianzole e degli asili comunali milanese. Ci vagheranno sbandati e artisti provenienti dai luoghi più disparati. Ci passeranno, bucandolo in un senso o nell’altro ogni giorno migliaia di automobilisti e di pendolari». Stava spiegando allo scrittore la sua idea di fondo di città, mentre assieme commentavano le fotografie della mostra “Milano XXI secolo”.
Ma chi è Boeri? Dopo una lunga militanza nella direzione della rivista Domus è oggi approdato alla storica Abitare. è l’architetto-firma del progetto Metrobosco, il piano di cintura verde promosso dalla Provincia che disegnerà attorno a Milano un anello antismog da 1,5 miliardi di euro e tempestato da 3 milioni di alberi. E continua a far parlare di sé grazie a un progetto molto originale presentato alla mostra Nuove Verticali che si concluderà il 30 giugno allo Spazio FMG per l’Architettura. Due torri di 23 e 21 piani in procinto di svettare tra i futuri grattacieli di Porta Nuova. Dove 900 alberi troveranno dimora, dando origine a 7 mila metri quadrati di bosco “verticale”. Contribuendo al costituirsi di un microclima, alla produzione di umidità, all’assorbimento di CO2 e polveri, alla formazione di ossigeno. Un passo avanti nella bioarchitettura. E anche in quell’idea “politica” che Boeri rivendicava a Doninelli, «un’idea da condividere e a cui pensare pensando a Milano. Perché un pensiero della moltitudine, dell’apertura infinita, della frammentazione, oggi è indispensabile, ma assolutamente insufficiente».
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