
LA NUOVA MISSIONE DELL’OCCIDENTE
“Globalizzazione nella solidarietà” è una formula usata nel mondo cattolico come linguaggio alternativo al mero rigetto del capitalismo prevalente nella storia culturale di tutte le sinistre. Il senso della formula non è ancora definito ma, dovrebbe essere espresso non come un insieme di microiniziative bensì come una iniziativa globale da parte del mondo occidentale.
La denigrazione del livello economico raggiunto dall’Occidente come frutto di ingiustizia è solo la definizione più adeguata del carattere integrista e reazionario dell’attuale cultura di sinistra, cattolica, comunista, laica. Per poter affrontare in chiave non ideologica il problema del sublivello economico dei paesi dell’Africa subsahariana, di una parte dell’Asia e dell’America latina, bisogna comprendere che esso è una conseguenza della storia diversa dei popoli e delle nazioni e non solo un frutto diabolico della volontà di sfruttamento. Il problema di una assistenza dell’Occidente ai popoli più colpiti dalla povertà storica è quello di agire sui due massimi problemi del mondo povero: la sicurezza e la sanità. Tutte e due richiedono delle politiche di Stato e non di privati, anche se Bill Gates ha potuto con l’uno per cento del suo fondo vincere le malattie infettive in due paesi africani.
Il problema della sicurezza richiede una presenza militare, e non soltanto africana: l’intervento degli inglesi a Freetown e dei francesi nel conflitto interno nella Costa D’Avorio nel quale è coinvolto il Burkina Faso, è stato importante per fermare stragi orribili o per impedirle. Ciò non è stato possibile nel caso del Congo, del Burundi, del Ruanda e dell’Angola e altrove. Forse è ora possibile un intervento in Liberia dell’Onu con l’appoggio americano. Lo Stato coloniale è stato sostituito dal conflitto tribale che ha violenze quasi rituali come quelle sui popoli nilotici in Uganda. Si può rassegnare l’Occidente a questa condizione? Non è possibile costruire una forza di pronto intervento permanente, a direzione Nato ma capace di reclutare europei di paesi non aderenti alla Nato? è questa una riconolizzazione o un atto di solidarietà nella globalizzazione? La sinistra cattolica e laica fa di tali questioni un problema di volontariato e di banche etiche: di ben altro c’è bisogno, c’è bisogno di una reazione occidentale alla crisi della forma Stato in alcuni paesi dell’Africa subshariana.
Un altro problema è quello della sanità. La ricerca europea produce per standard di salute molto elevati indirizzati solo ai paesi ricchi e quindi di alto costo. Ma le malattie dei paesi poveri sono malattie che in gran parte chiedono medicinali di basso costo che oggi sono in gran parte superati nei paesi ricchi. Occorrerebbe dare vita a una lotta contro le malattie infettive sostenuta in modo globale dai paesi occidentali e accompagnata da un intervento assistenziale per garantire la rete di distribuzione.
Se l’Occidente avesse coscienza di sé come unità e come civiltà potrebbe comprendere che una politica di intervento, non di assistenza nei paesi in cui non c’è più Stato, è una necessità politica ideale. Ma l’ideologia della sinistra desidera che i paesi poveri rimangano poveri per giustificare la sua condanna dell’Occidente.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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