La rivoluzione elitista di Black Lives Matter è fallita

A dieci anni dalla nascita del famoso slogan antirazzista, il movimento è caduto nel dimenticatoio. Lo dicono i dati, i sondaggi e soprattutto le ricadute pratiche di un marchio pubblicitario che non avrebbe mai dovuto essere scambiato per policy

Sono passati dieci anni esatti da quando Alicia Garza, commentando l’assoluzione di George Zimmerman, che secondo i giudici uccise per autodifesa il 17enne Trayvon Martin negli Stati Uniti, scrisse sui social il 13 luglio 2013: «Non meritiamo di essere uccisi impunemente. Abbiamo bisogno di amarci a vicenda e di combattere per un mondo dove le vite dei neri contino. Io vi amo. Noi contiamo. Le nostre vite contano». Fu allora che Patrisse Cullors rispose al post di Garza coniando il famoso hashtag #BlackLivesMatter.

Ascesa e caduta di Black Lives Matter

Anche se lo slogan ha impiegato un anno a farsi conoscere negli Stati Uniti e a diventare il marchio di fabbrica delle rivendicazioni degli afroamericani, il suo successo è stato planetario, come tutto ciò che diventa “virale” tramite i social network.

Blm, il movimento rappresentato dalla Black Lives Matter Global Network Foundation, ha avuto un’ascesa poderosa. Le sue manifestazioni sono state partecipate da decine di migliaia di persone, che hanno donato fino a 90 milioni di dollari per la causa, i suoi slogan e le sue proposte per combattere il «razzismo sistemico» nella società hanno conquistato uno stuolo di adepti nelle redazioni dei giornali e negli uffici della politica.

La Teoria critica della razza è arrivata davvero a essere insegnata nelle scuole americane. Alcune città hanno davvero dimezzato, se non azzerato, i fondi alla polizia. Blm, insomma, è stato per anni sulla bocca e nel cuore di tutti gli americani e occidentali innamorati della giustizia e della libertà. Poi però il movimento si è eclissato e lo ha fatto con la stessa sconcertante rapidità con cui era asceso al firmamento delle buone cause americane. Proprio come i marchi pubblicitari che non hanno un buon prodotto alle spalle: vivono di fama e viralità, come una fiamma ubriaca di ossigeno, ma perdono consensi, follower e interesse non appena vengono “testati” dal pubblico.

L’analisi virtuale di Newsweek

Newsweek ha utilizzato un modo poco ortodosso per misurare la considerazione di cui gode Black Lives Matter tra gli americani: ha monitorato l’andamento delle ricerche su internet. Potrebbe sembrare un metodo inadeguato visto che ciò che sfonda nel mondo virtuale non sempre conta e pesa anche in quello reale, ma per un fenomeno come Blm, un hashtag che pretende di diventare policy, è azzeccatissimo.

Il movimento antirazzista era completamente sconosciuto nel 2013, alla nascita, invisibile anche un anno dopo, ha conosciuto un’esplosione nell’estate del 2016 dopo l’uccisione di Alton Sterling e Philando Castile per poi raggiungere la notorietà globale nel 2020, dopo l’assassinio di George Floyd.

Oggi, a dieci anni di distanza dalla nascita, Blm ha gli stessi numeri di quando è nato: è come se non esistesse più.

Il sondaggio reale del Pew Research

Non lo dice solo il dato delle ricerche di Google. In base a una ricerca del Pew Research Center, rispetto al 2020 il consenso degli americani verso il movimento è crollato al 51% dal 67%.

Peggio, solo il 32% degli intervistati ritiene che il movimento sia stato efficace per denunciare il razzismo negli Stati Uniti. E soltanto il 14% pensa che abbia portato a un maggiore controllo dell’operato dei poliziotti. Appena l’8% sostiene infine che il movimento abbia migliorato le vite della popolazione afroamericana e solo il 7% che abbia migliorato i rapporti tra razze in America.

Il 33% e 34% degli americani, ancora, definisce rispettivamente Black Lives Matter “pericoloso” e “divisivo”, solo il 18% lo ritiene invece “inclusivo”.

I guai economici di Black Lives Matter

I tre fondatori del movimento non fanno più parte della fondazione. Cullors, in particolare, dopo essere stata alla guida di Blm per sei anni, si è dimessa nel 2021 in seguito a pesanti accuse sulla gestione finanziaria del movimento e sull’utilizzo delle donazioni ricevute, mentre la stessa Cullors ha avuto i suoi problemi a dimostrare di non aver utilizzato per scopi personali alcune donazioni.

Ma non è per motivi economici che Black Lives Matter è finita nel dimenticatoio. È la sua proposta ideologica e radicale a essere stata rigettata con forza da quegli americani che hanno avuto la malaugurata idea di metterla in pratica.

Tutti i fallimenti degli antirazzisti

Il movimento “Defund police” per togliere i finanziamenti alla polizia, accusata di razzismo, si è rivelato un fallimento. Tutte le città che hanno tagliato i fondi – Washington Dc, Filadelfia, San Francisco, Oakland – hanno dovuto innescare la marcia indietro per far fronte a un’esplosione di violenza, insicurezza e omicidi senza precedenti.

La diffusa teoria secondo cui il razzismo negli Stati Uniti sarebbe sistemico ha poi dipinto tutti gli afroamericani come vittime e i bianchi come aguzzini. Questa visione manichea della società non è andata giù né ai primi né ai secondi, ma è stata propagandata a tal punto che molti bianchi, non riuscendo a capire perché non fossero razzisti, si sono dovuti inventare il “razzismo inconscio”.

Alcuni afroamericani, come il sindaco di Chicago Lori Lightfoot, hanno invece dato vita a iniziative riparatorie assolutamente razziste, penalizzando i bianchi senza alcuna ragione e senza che questo giovasse ai neri in alcun modo.

Il «nuovo razzismo verso i bianchi»

L’ideologia antirazzista ha assunto proporzioni così abnormi che è stata denunciata persino sul New York Times da Bret Stephens in un editoriale: «Non dovrebbe essere difficile capire che risolvere il vecchio razzismo con un nuovo razzismo produrrà solo più razzismo. La giustizia non può mai essere ottenuta cambiando le carte in tavola».

«Il nuovo razzismo verso i bianchi nel nome dell’antirazzismo», continuava l’editorialista, «la discriminazione nel nome dell’equità e i favoritismi nel nome della pari competizione, è degno di Orwell».

La rivoluzione elitista di Black Lives Matter

Tralasciando i tanti episodi di vandalismo tollerati durante le manifestazioni di Black Lives Matter, a far crollare il gradimento del movimento agli occhi degli americani, neri inclusi, è ciò che diceva a Tempi l’ex zar britannico dell’uguaglianza Trevor Phillips:

«Blm persegue un’agenda anticapitalista. Avanza richieste che prevedono la distruzione della società attuale al fine di ricostruirla in modo diverso, anche se non ho ancora capito come. In generale gli attivisti sembrano pensare che sia impossibile estirpare il razzismo fino a quando capitalismo e libero mercato dominano la società. Io non so se hanno ragione, ho solo l’impressione che tanti militanti non siano affatto antirazzisti, ma usino il problema del razzismo per attaccare il capitalismo. Io voglio vera uguaglianza e non sono assolutamente pronto ad aspettare il successo di una rivoluzione elitista per ottenerla».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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