La scimmia dei diritti

Di Caterina Giojelli
04 Maggio 2006
il parlamento spagnolo discute sull'inclusione di gorilla e scimpanzé nella «comunità dell'uguaglianza» umana. CHE MALE C'è? «anche la tutela dell'embrione è un'assurdità», rispondono i nostri "luminari"

Mentre noi altri della specie umana ci davamo ai fischi del 25 aprile, la versione ciudadana di Bambi faceva gli onori di casa alle Cortes: primati di tutto il mondo, accomodatevi, io sono la via per il Palazzo di Vetro, la verità per l’opinione pubblica e la vita per ogni scimpanzé, gorilla, orangutan e bonobo che si rispetti. Il parlamento spagnolo ha accettato infatti di dibattere un progetto “non di legge” di iniziativa socialista per chiedere al governo la protezione all’interno del paese e sul piano internazionale di questi animali, giacché, specifica il promotore Francisco Garrido, «essere orgogliosi delle proprie origini è proprio delle persone di buona famiglia». Ecco perché il Progetto internazionale Grande Scimmia (The Great Ape Project – Gap) chiede che «la comunità d’uguaglianza includa tutte le grandi scimmie: gli esseri umani, gli scimpanzé, i bonobo, i gorilla e gli oranghi. (.) I loro interessi e i loro diritti devono essere difesi da guardiani umani, nello stesso modo in cui noi proteggiamo gli interessi e i diritti dei minorenni e dei portatori di handicap della nostra specie». Obiettivo: fare approvare all’Onu una carta dei diritti fondamentali delle grandi scimmie. Per nulla divertito, l’arcivescovo di Pamplona Fernando Sebastian, ha accusato Zapatero di voler dare alle scimmie ciò che si nega agli embrioni (il gran visir del Gap è il famoso bioeticista Peter Singer, cattedratico di Bioetica all’università di Princeton, al quale il New York Times dedicò una prima pagina dal titolo “Quando è giusto uccidere un bambino”).

ma perché escludere i macachi?
Accuse fuori luogo? La professoressa Elisabetta Visalberghi, ricercatrice del Cnr di Roma e componente della Società internazionale di Primatologia, pur rilevando l’importanza di «smuovere le acque, ancor più in paesi cattolici come il nostro e come la Spagna, dove mostrare una verità scientifica come quella che ci siamo evoluti insieme a tantissimi animali che condividono origini comuni alle nostre, avvia sempre polemiche da prima pagina», esprime a Tempi qualche riserva: «Pur avendo espresso interesse per il Progetto Grande Scimmia, noi della Società di Primatologia non l’abbiamo sottoscritto. Occupandoci non solo di grandi scimmie ma anche di altre specie di primati non umani viene infatti naturale chiederci perché includere in una comunità di eguali il gorilla e il bonobo ma non i gibboni, i macachi o i lemuri e tutte le specie geneticamente vicine all’uomo». Per Visalberghi «qualsiasi specie vivente ha diritto di essere rispettata in quanto facente parte del mondo naturale in cui la nostra e le altre specie si sono evolute». E alle polemiche della Chiesa risponde: «La difesa dell’embrione in quanto tale è un’assurdità, come sarebbe assurdo dover rivendicare la difesa di tutte le uova prodotte da ogni donna perché potrebbero essere fecondate e dare origine a un bambino. Anche per questo un dibattito da prima pagina può aiutare l’opinione pubblica a scindere verità scientifiche da posizioni che solo alcuni possono condividere come scelte del tutto personali».
Concorde sulla difesa dei diritti «delle scimmie in quanto nostri antenati» Anna Maffioli, professoressa di Scienze al Severi di Milano, «anche se, guardando alla violenza di cui siamo capaci, possono venirci molti dubbi sulla comparsa di uno scatto evolutivo», ma «in merito al caso spagnolo vorrei capire prima cosa ha detto realmente Zapatero, perché come riportato dai giornali sembra un’assurdità. Del resto è un estremo assurdo anche dire che l’uovo appena fecondato è già un essere umano.».

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