
La sinistra come coalizione non esiste più
Massimo D’Alema ha candidato un’altra volta Romano Prodi alla presidenza del Consiglio, a capo di una lista politica chiamata Ulivo di cui egli sarà il dominus: lo stesso spettacolo del ’95. Non rimane che noleggiare il pullman e pianificare l’itinerario. Come se, tra il ’95 ed il 2006, non ci fosse stato il ’98, cioè la distruzione della formazione Ulivo da parte di un segretario dei Ds che rilanciò i partiti storici, Ds e Ppi, per fondare un centro-sinistra con la lineetta. Naturalmente D’Alema offre un dono avvelenato, perché fare il candidato presidente per tre anni comporta un bel logorio.
Prodi ha risposto che rimarrà presidente della Commissione europea sino alla scadenza del mandato. E ciò significa che, in caso di elezioni ordinarie, nel 2006 egli potrebbe esserlo. Non poteva che fare questo: perché Prodi è divenuto l’unica ragione di esistenza dell’alleanza di sinistra, che, altrimenti, non avrebbe altra alternativa che la classica corda per impiccarsi: cioè Giuliano Amato, l’uomo per tutte le stagioni e per nessuna.
La ragione è che i partiti di sinistra e di centro-sinistra non sono più una coalizione politica: sono una aggregazione di componenti incomponibili. Non hanno altra linea che la critica delegittimante di Berlusconi: se Berlusconi non li facesse esistere, essi non sarebbero. Non possono fare più nemmeno una riunione culturale come la Gargonza. Perché la sinistra è divisa proprio dalla cultura del Novecento e dal suo carattere ideologico. Essi vivono negli anni Duemila con le divisioni ideologiche che ebbero nel Novecento. La fine del comunismo non è stata la fine della storia, ma la fine di una storia. I partiti dell’opposizione sono dei sopravvissuti alla morte della “loro” storia.
Diverso è certamente il nichilismo dei centri sociali, dei “No global”, dei pacifisti, il nichilismo è il modo con cui la sinistra vive dopo la fine della rivoluzione: il nichilismo è la rivolta contro il reale, (il capitalismo, la guerra), una rivolta senza rivoluzione e quindi senza una felicità nel futuro. Ma la rivolta contro il reale non è certo il fondamento politico di una alleanza di governo.
La sinistra di governo, che ha rinunciato ad esistere, non a caso dopo una guerra, quella del Kosovo, guidata da D’Alema, non esiste che nella speranza. Alla “patria del socialismo” la sinistra ha sostituito come utopia l’unificatore esterno, Romano Prodi. Non perché pensino che ciò sia possibile in futuro, ma solo perché sperare in Prodi è l’unica condizione per esistere come coalizione nel presente.
è un problema politico italiano: esiste un elettorato di sinistra ma non è in grado di produrre un’alternativa di governo.
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