La soap opera del Pd palermitano. Bersani candida Borsellino, i suoi lanciano Ferrandelli

Di Chiara Rizzo
29 Febbraio 2012
Domenica a Palermo si votano le primarie del Pd. Bersani sceglie come candidato Rita Borsellino, appoggiata anche da Idv e Sel. Ma i Gattopardi del Pd siciliano fanno scendere in campo Fabrizio Ferrandelli. Una partita che dirà molto sugli schieramenti alle Regionali.

Primarie del Pd per il candidato sindaco di Palermo, riassunto delle puntate precedenti (dedicato allo stesso vicepresidente del Pd, Ivan Scalfarotto, che ha dichiarato: «Una trama che nemmeno una soap opera, anzi peggio, dato che nelle soap opera ti fanno continuamente il riassunto delle puntate precedenti»). Lo scorso fine settimana, nel capoluogo siciliano, sono scesi dal continente praticamente tutti i big. Del Pd, e pure degli alleati di Vasto. Matteo Renzi per sostenere il suo analogo “rottamatore”, il candidato Davide Faraone. Per la candidata Rita Borsellino ci sono stati invece il segretario del Pd Pierluigi Bersani, quello di Sel Nichi Vendola e i rappresentati dell’Idv Luigi De Magistris e Leoluca Orlando (che per altro è stato ex sindaco di Palermo, e aveva intenzione di ricandidarsi a queste primarie al posto di Rita, non fosse che il leader del partito Antonio Di Pietro lo ha preceduto nelle tempistiche, annunciando l’appoggio del partito per Borsellino. Orlando ha fatto buon viso a cattivo gioco e per ora, ma solo per ora, ha riposto l’autocandidatura in un cassetto). Poi l’eurodeputata Idv Sonia Alfano e il collega del Pd Rosario Crocetta, a sostegno del terzo candidato, Fabrizio Ferrandelli (che, però, ha il vantaggio di contare realmente sui notabili siciliani del Pd, nonché sul tifo, sottobanco, del presidente della ione, Raffaele Lombardo). La quarta candidata, Antonella Monastra, non ha organizzato invece alcuna convention, e ha puntato tutto sul volantinaggio ai gazebi e sul sostegno della società civile.

Qual è stato il risultato di tutte queste trasferte? Parafrasando Pirandello, si potrebbe dire uno, nessuno, centomila. Perché il punto è tutto qui. Il Pd ha ancora le ossa rotte per le esperienze di Milano e delle primarie a Genova: a Palermo non può rischiare di sfasciarsi di nuovo. Perciò, a livello nazionale, sembrerebbe essersi riformata l’idea di una nuova alleanza di Vasto: tanto, senza Sel o l’Idv, sarebbe il ragionamento, il partito va a ramengo. Ecco perché, Pierluigi Bersani ha personalmente puntato tutto su una candidata di spicco, vista benissimo anche dai due alleati, appunto Rita Borsellino (oggi eurodeputata, sorella del magistrato Paolo ucciso dalla mafia, e fondatrice della carovana antimafia insieme ad Arci, e di Libera assieme a don Ciotti). Oggi Borsellino sembra la candidata più papabile: si conterebbero circa 3 mila preferenze tra Pd e Sel, altre 3 mila che sarebbe in grado di spostare su di lei Orlando per l’Idv, e poi un migliaio di voti in arrivo dalla Cisl, tramite un accordo intessuto dal segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo (ex segretario siciliano Cisl) direttamente con Raffaele Bonanni. Poi ci sono i circoli che fanno rete intorno alla candidata: altre 2 mila persone. E fanno 9 mila voti.

Peccato per il Pd romano, però, che la Sicilia non è Genova e tanto meno Milano. Benvenuti nel pantano, verrebbe da dire: perché le primarie per il candidato sindaco, da nessuno (nemmeno dallo stesso Bersani) sono viste come “partitella cittadina”, ma piuttosto inquadrate nel “big match” per le regionali. Infatti alle elezioni del sindaco si giocano davvero e, per la prima volta, le alleanze future per le elezioni del presidente della Regione, che si terranno l’anno prossimo. Il problema è che il Governatore uscente Raffaele Lombardo, a livello di alleanze politiche ne ha combinate di tutti i colori: eletto con una schiacciante maggioranza di voti, grazie all’alleanza del suo Mpa e del Pdl, una volta al Governo Lombardo è riuscito a frantumare in una miriade di correnti il Pdl, combattendo una guerra senza limiti con Gianfranco Micciché. Così adesso il Pdl è fuori dalla maggioranza e, magia delle magie, Lombardo governa grazie all’alleanza nuova tra l’Mpa, il Pd e Fli (una prova di Terzo Polo): e ha pure fatto pace, intanto, con Micciché.

Ecco perché, a Palermo a sentire il nome di Rita Borsellino (una che non si porrebbe certo come alleata di Lombardo) in molti del Pd siciliano sono ruzzolati dalle poltrone. E per non perderle del tutto, le poltrone, i suddetti maggiorenti locali sono corsi subito ai ripari: esprimendo il candidato Fabrizio Ferrandelli, che davvero oggi potrebbe battere la Borsellino. Ferrandelli infatti è appoggiato dai grandi Gattopardi del Pd locale (coloro che hanno intessuto con Lombardo l’alleanza, prima facendo scoppiare il Pdl, poi salendo al potere senza golpe) Antonello Cracolici, capogruppo all’Assemblea siciliana, e il senatore Beppe Lumia, che in eredità gli porterebbero 5 mila voti secchi. Più benefit: perché Cracolici ha forti legami con la Cgil (agroalimentare e pensionati), mentre Lumia li ha con Legacoop, e ci sono poi i consiglieri comunali del Pd, che nel 2007 avevano raccolto 8.500 voti e ora non si sa più quanto valgono. Ferrandelli inoltre ha messo in pista una campagna elettorale Pisapia-style, basata sul coinvolgimento diretto dei cittadini, per cui il comitato Ferrandelli incontrava i palermitani direttamente in casa loro, quartiere per quartiere. E secondo quanto ha raccontato una fonte palermitana ben informata sui movimenti di palazzo a tempi.it, proprio durante la sua trasferta siciliana Pierluigi Bersani ha privatamente incontrato, in un bar della centralissima via Notarbartolo, il duo Cracolici-Lumia.

Non bastasse tutto ciò, ci si è messo pure Renzi, che ha sostenuto il candidato giovane Davide Faraone: il quale, quarantenne, può già contare su parte dei voti della Cgil (suo padre è stato uno storico dirigente) e soprattutto di quello dei Caf, diffusissimi in città, e che soprattutto farebbero da ponte tra Faraone e la vasta comunità di immigrati, che da tempo il Pd sta registrando perché possa partecipare alle votazioni delle primarie. Anche Faraone, poi, può contare sull’associazione antimafia Libera, a cui è legato suo fratello, e al voto delle periferie, dove lo stesso Faraone risiede (abita nel popolare quartiere Zen).

Come andrà a finire dunque, non è affatto scontato. E infatti tutti gli avversari politici per il momento stanno a guardare. Anche il Pdl, che avrebbe dovuto comunicare il nome del proprio candidato domenica scorsa, si è messo a tacere: si vuole capire chi sarà l’avversario prima di decidere, visto che anche il Pdl gioca la partita in vista delle Regionali. In tutto ciò, infatti, il ruolo da primadonna lo vorrebbe assumere Gianfranco Micciché, che fu il regista del “grande cappotto”, la vittoria 61 a 0 proprio sulla Borsellino nel 2001, replicata nel 2008 con Lombardo. Micciché sogna un trampolino di lancio (con risvolti nazionali) per il suo Grande Sud e soprattutto la poltrona da presidente della Regione siciliana: e il colpo di scena è arrivato proprio ieri, con Lombardo che ha dichiarato al Riformista: «Dopo di me, può toccare a Lombardo, l’Mpa potrebbe sostenerlo». A questo punto, in base al candidato vincitore delle primarie del Pd, si delineano diverse possibilità. Se il candidato fosse un nome forte come quello di Borsellino, il Pdl (linea Alfano-Schifani) potrebbe scegliere di mettere in campo un altro nome forte, quello di Francesco Cascio, attuale presidente dell’Ars, e Micciché potrebbe sostenerlo. In alternativa, dopo la promessa di Lombardo, Micciché potrebbe appoggiare il terzo Polo, con il candidato Massimo Costa: anche se correrebbe così rischi maggiori, se ci fosse un Pd più forte. La prossima puntata della soap opera è attesa per domenica, il giorno delle primarie del Pd.

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