Bibi "licenzia" Gallant, troppo legato a Biden, e punta tutto sul sostegno del nuovo presidente per dare un nuovo ordine al Medio Oriente. Ma Trump non ama il premier israeliano
Donald Trump con Benjamin Netanyahu, Casa Bianca, Washington, DC, 15 settembre 2020 (foto Ansa)
Non sarà così facile e scontata l’intesa tra la nuova amministrazione americana e l’attuale governo israeliano, nonostante le tante corrispondenze politiche e persino caratteriali tra Donald Trump e Benjamin "Bibi" Netanyahu. Ricchi entrambi, abili comunicatori, convinti di stare dalla parte giusta della storia, capaci di muovere e commuovere i loro sostenitori, in grado di ritornare al potere dopo averlo perso e nonostante i guai giudiziari.
Il premier israeliano ha salutato l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi come la prova che il destino corre al proprio fianco e gioito per il ritorno dell’amico al potere. Ha avuto con lui un colloquio telefonico definito «caldo e cordiale», anche se, in realtà, non è semplice prevedere cosa accadrà e quale partita sceglierà di giocare Trump nell’intricato rebus mediorientale. Un puzzle complicato da cui dipendono le sorti di interi popoli e nazioni, da Israele alla Palestina, dal Libano all’Iran.
Netanyahu ha giocato d'anticipo
L’orma...