La superiorità morale di “Gedeone” Carmignani

Di Fred Perri
14 Febbraio 2002
Guardo il caro Parma (mitica città: culatello, biciclette, parmigiano, Verdi, gnocchi e gnocche)

Guardo il caro Parma (mitica città: culatello, biciclette, parmigiano, Verdi, gnocchi e gnocche) che arranca verso una non facile salvezza e penso a quanto è strano il calcio. Per non affogare, dopo un ruspante italiano da un miliardo all’anno (Ulivieri) e un hidalgo della pampa da 7 miliardi per 40 giorni (Passarella), gli astuti dirigenti hanno affidato la squadra a Pietro “Gedeone” Carmignani: spesa nulla, perché Gede era già a bordereau. Gede è un amico: ne parlerei bene anche se finisse in B, ma tanto non ci finirà. Gede fa giocare la squadra nel modo più anti-sacchiano possibile con Sacchi diretto superiore: malgrado questo, per un mesetto, c’è chi ha scritto che Arrigo gli faceva la formazione, prima di capire. «La mia caratteristica è la sofferenza» sostiene Gede. Sottoscrivo: il suo calcio, più che da uno schieramento tattico è dettato da questa consapevolezza morale. Non c’è nulla di facile in giro. Una grande lezione in quest’Italia berlusconian-ulivista simile per la stessa scriteriata presunzione.

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