La variabile Green Bay

Di Lorenzo Albacete
26 Febbraio 2004
Sono arrivato nel Wisconsin il giono dopo le primarie

Sono arrivato nel Wisconsin il giono dopo le primarie che hanno ridotto la nomination a candidato presidenziale del partito Democratico ad una lotta tra due senatori: dal nord, John Kerry, e dal sud, John Edwards. La decisione dell’ambientalista Ralph Nader di presentarsi come indipendente può avere conseguenze importanti per le elezioni di novembre. Nelle ultime elezioni Nader tolse parecchi voti a Gore, e molti lo accusano di avere favorito la vittoria di Bush. Sarà interessante vedere quanti voti erediterà Nader dai sostenitori di Howard Dean, in quanto i democratici, questa volta, potrebbero sentirsi maggiormente uniti nella loro rabbia assoluta contro George Bush.
Ero a Green Bay, Wisconsin, una fredda città costruita lungo le rive del Lago Michigan. Green Bay è famosa soprattutto per i suoi “Green Bay Packers”, una delle migliori squadre di football di tutta l’America. Per di più, i Packers sono l’unica squadra della National Football League che non sia proprietà di un finanziere, ma degli stessi abitanti di Green Bay, che possiedono azioni della società. Sono chiamati “Packers” perché la città è, storicamente, un importante centro di stoccaggio e imballaggio. Anzi, gran parte della carta che si usa oggi negli Stati Uniti viene prodotta a Green Bay, dalla carta igienica ai quaderni. Green Bay è quindi un luogo perfetto per verificare il fascino che i vari candidati esercitano sulla classe media e su operai uniti in forti organizzazioni sindacali.
Le persone che ho incontrato a Green Bay lavoravano per la diocesi cattolica, e la città è al 60 per cento cattolica. Territorio cattolico e con forti sindacati significa territorio del partito Democratico, ed è stato infatti così fino agli anni Ottanta. La svolta a sinistra compiuta dai democratici negli anni Sessanta e Settanta, tuttavia, ha mutato la situazione: molti democratici di Green Bay sono entrati nel gruppo dei cosiddetti “democratici reaganiani”. Clinton è riuscito a riconquistarne qualcuno, ma nelle ultime elezioni Bush ha vinto in questo stato anche se con una maggioranza molto esigua. Ora la domanda per i democratici è questa: chi tra i due principali candidati sarà in grado di riportare al partito il maggior numero di voti? Le primarie sono state vinte da Kerry, ma Edwards si è piazzato secondo, con uno scarto davvero minimo.
Le persone che ho incontrato non conoscevano bene nessuno dei due, benché una piccola maggioranza alla fine abbia deciso di votare Kerry perché aveva già vinto in altre primarie. Ma per quanto riguarda l’elezione finale, molti di loro non erano sicuri se avrebbero votato per il candidato democratico o per Bush. La ragione principale che mi hanno fornito per la loro indecisione è la guerra in Irak. Sembrava che desiderassero ritornare al partito Democratico per motivi economici (quelli culturali, come l’aborto e il matrimonio gay non vengono mai presentati come fattori decisivi), ma volevano anche essere certi che ciò non potesse essere interpretato come una mancanza di sostegno alle truppe in Irak e alla guerra contro il terrorismo. Avevano cominciato a dubitare sulla scelta di Bush di fare la guerra, e si chiedevano se non si trattasse soltanto di un ulteriore esempio delle corporate connections del partito Repubblicano (nel caso presente, con l’industria petrolifera).
Anche se non ho condotto un sondaggio scientifico, la mia impressione è che ciò rifletta la situazione in zone come quella di Green Bay, e mostri chiaramente contro che cosa deve combattere Bush nella campagna elettorale per la sua rielezione. Sa perfettamente che se Gore avesse vinto nel Wisconsin, oggi lui non sarebbe presidente.

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