
La vita è bella? Sì, con la Rosa Bianca
Vale davvero la pena guardare il film “La rosa bianca” che narra la vicenda di un gruppo di amici che si opposero in modo pacifico, ma a costo della loro vita, al nazismo. Il film è incentrato soprattutto sulla figura della protagonista, Sophie Scholl, e mostra il valore unico e assoluto della coscienza umana, quando è vissuta come apertura e tensione verso il significato più vero dell’esistenza che nessuna dittatura può offuscare.
Altrettanto ben fatta è la mostra sullo stesso argomento ideata da una professoressa di liceo tedesca e presentata durante l’ultimo Meeting di Rimini, dove ha avuto uno strepitoso successo. Personaggi come Aznar, Profumo, Pezzotta e molti altri si sono commossi di fronte alla vicenda umana di quel gruppo di ragazzi innamorati della verità. La stessa esperienza hanno fatto gli oltre 20 mila milanesi e le 200 scolaresche che si sono affollati per vederla nella grande tenda sul sagrato del Duomo di Milano dal 27 gennaio al 12 febbraio. Nelle foto e negli scritti esposti, i racconti del generoso sacrificio dei giovani hanno fatto emergere nei visitatori, forse in maniera più chiara e coinvolgente, lo stesso anelito alla verità che ogni giorno li riapre alla vita.
Chiunque si sia accostato alla mostra in Piazza del Duomo ha avuto altri due grandi motivi di stupore. Il primo era dovuto al fatto che le visite guidate non erano condotte da paludati intellettuali, bensì da entusiasti e consapevoli ragazzi delle scuole milanesi, guidati dagli insegnanti di Portofranco (legata a Comunione e Liberazione), associazione che offre ogni giorno doposcuola gratuiti e iniziative culturali a centinaia di ragazzi. Il secondo motivo di stupore è dato dal fatto che Portofranco ha proposto la mostra in collaborazione con la Comunità ebraica di Milano e l’Associazione dei figli della Shoah in occasione della Giornata della memoria. Coloro che più hanno pagato il male del nazismo hanno pensato che il miglior modo per ricordare i loro martiri fosse far conoscere il sacrificio degli eroici ragazzi tedeschi, in un’iniziativa di eccezionale unità con dei cristiani.
Perché quel “guazzabuglio” che è il cuore umano, che desidera, che spera, che ama, indomito e alla ricerca della libertà, è il vero protagonista comune della civiltà giudaico-cristiana e delle vicende di questi due popoli secolari, diversi e complementari. Chi aspetta le occupazioni rituali per tornare a parlare di scuola, chi propone ecumenismi di maniera senza distinguere tra terroristi e spiriti religiosi, chi soffia sulle divisioni tra ebrei e cristiani, chi teorizza l’homo homini lupus e lo Stato risanatore, chi aspetta la novità da programmi politici insipidi e contraddittori, naturalmente, non si è accorto di quanto accadeva in Piazza del Duomo.
* Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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