La vita con un 4×4 per niente heteropolitan

Vivrà pure in un “periodo pop-psicologico” come ha spiegato all’Independent on Sunday l’esperto della British Psychological Society ripreso dal Corriere della Sera, ma quando gli ho chiesto, preoccupata da quella sua improvvisa passione per l’umidificatore all’eucaliptolo, se anche lui si sentisse “heteropolitan”, la reazione di mascolinità incontrollata del 4×4 made in Italy con cui convolai a nozze un anno e nove mesi fa mi ha rassicurata: il “narcisismo di lusso” inglese, in base al quale l’Euromonitor ha calcolato che da qui al 2011 l’uomo «spenderà cifre record per la palestra e i libri di cucina, le diavolerie tecnologiche e i vestiti», non è affar nostro. Nossignori, il 4×4 in oggetto legge Bunker, tira di boxe e lascia il cuore sugli spalti della curva nord di San Siro. Per lui “heteropolitan” è solo una parola con un suono tremendo e la sua smania di far scorta di aggeggi inutili fa parte dell’istinto maschio primordiale di far provvista di tutto perché ai suoi protetti non manchi nulla. A me, protetta numero uno, non resta che rimpolpargli la biblioteca coi libri di Stefano Benni («ancora quel comunista?»), lavargli le fasce dei guantoni, raccogliere frammenti pop-psicologici a fine campionato e godermi le sue straordinarie qualità. Qualità che non si trovano all’Esselunga, ma che all’Esselunga emergono prepotenti. All’inizio è stato difficile. Quando usciva in missione “litro di latte”, rincasava dopo due ore, due telefonate («sicura che non manca l’olio?») e seguito da dodici sacchetti. Da cui uscivano cose come 1 spandifiamme per fornello a gas, 1 ciabatta con prese universali, 1 rotolo di scotch biadesivo («se cade la targhetta della posta»), 1 cantina sociale di barbareschi, tre quarti di bue, 1 turbante in microfibra («così non sgoccioli i capelli in giro dopo la doccia»). E, naturalmente, 3 bottiglie d’olio. Nel tempo ho imparato a limitarlo facendogli spingere il carrello. E scendendo a compromessi su articoli fuori lista tipo gli stracchini di Nonno Nanni o i sacchi di patate, «così prepari il purè». Ora, c’è chi in questa stronzata della spesa o del purè si limiterebbe a registrare un’alta colesterolemia. E chi si arrovellerebbe sull’esistenza o meno di qualcosa che sia in grado di tenere in piedi un matrimonio, sia esso la forza di un sentimento o l’emozione di un riconoscimento giuridico. Io, personalmente, preferisco credere a quello che ha promesso di tenerci insieme quel giorno che è bastato fare di un “sì” la parola più bella sulla nostra vita. Il resto è noia e test sull’uomo metrosexual o heteropolitan che ti sta accanto. No, questo matrimonio non è mica un germoglio di soia. Sono le scorte di olio che il 4×4 non farà mai mancare in casa. Il gusto di una felicità che passa anche da un piatto di purè.

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