
La voce di un uomo, più forte delle urla in nome del Dio scritto
Il discorso di Ratisbona è un grande saggio teologico, ma anche un forte documento magisteriale. La forma teologica del documento, cioè la sua intrinseca razionalità, non toglie il fatto che esso sia la definizione della posizione della Chiesa di fronte ai due fenomeni del mondo contemporaneo. In Occidente, la crescita della scienza e della tecnologia fondate sul platonismo dei numeri e sulla verifica dei fatti ha tolto all’uomo il senso del mistero e censurato la domanda di un “perché”. L’ateismo sovietico era un’antiverità, l’ateismo tecnologico è una non verità. Per questo lo si è chiamato nichilismo. Ad esso si contrappone l’islam, che nega il principio della ragione e fa della volontà divina il criterio della verità. Un fenomeno tende a marginalizzare la domanda religiosa, l’altro a renderla totale.
La Chiesa in mezzo a questa tensione di opposti cerca il dialogo, ma conosce che il dissenso non è sui precetti o sulle regole dell’uno, sui numeri e sull’esperienza di un altro. Una linea tende ad abolire Dio, l’altra tende a eliminare il mondo, mero soffio della volontà divina. Questa è l’impostazione del discorso e per questo vediamo in esso un documento magisteriale che consiste in una analisi teologica su realtà storiche, il conflitto tra radicale modernità e radicale antimodernità.
Curiosamente, il passo dell’imperatore bizantino è marginale, ma se il Papa ha voluto citarlo ciò non significa che egli abbia ceduto al gusto di una testimonianza erudita, anch’essa radicale. L’islam non è solo violenza: è un grande successo religioso, ottenuto con mezzi in gran parte derivati dal cristianesimo. Ma il Corano si pone come Dio scritto che non ammette interpretazioni, dove solo l’Arcangelo Gabriele comunica all’uomo Maometto le decisioni di Dio. Questa totale lontananza tra Dio e l’uomo, e l’assenza di ogni dialogo tra l’uomo e Dio non può che generare la linea storica della imposizione con la forza della dottrina coranica. L’uso della forza come principio assoluto fa parte della concezione di Dio come volontà pura che chiede pura sottomissione. Di questo è testimone la storia della cristianità verso l’islam. Se i paesi mediterranei, centroeuropei ed esteuropei non avessero resistito all’islam, il mondo moderno non sarebbe mai nato. Il Papa non ha limitato il discorso alla differenza di principio, ma ha inteso seguire la conseguenza dei fatti che hanno segnato l’esperienza della Chiesa. è la Chiesa dei cristiani oppressi che parla: e il clamore delle voci islamiche contro il Papa non nascondono questa voce, a cui Benedetto XVI ha dato autorità e parola. bagetbozzo@ragionpolitica.it
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