
L’addio dei contraffattori e l’Italia reale
Finisce la campagna elettorale più lunga della storia italiana. Essa non è stata per la verità un dibattito sulla scelta di un governo, è stata un evento in sé: il lungo addio della sinistra italiana al potere e, soprattutto, alla certezza che il suo potere fosse l’avvento del Vero e del Bene, il meglio succhiato da tutti gli angoli della storia del mondo, il sapore dei Lumi e quello delle armate, l’unione dell’intelligenza pura e del sudore puro. In realtà la sinistra non ha avuto il coraggio di recitare la personificazione della sua morte in prima persona, nella figura della tragedia: ha scelto la figura del ballo in maschera dove infine quello che conta è semplicemente la contraffazione. Quale migliore contraffazione di Berlinguer si è ballata e i pagliacci che Rutelli impersona così bene? Certo, “Ridi pagliaccio” è un finale tragico ma è come alleggerito dal fatto che il vero dramma si era già svolto prima che gli allegri contraffattori recitassero la storia comunista come un’opera da tre soldi. Di fronte a questo gioco di scherzo e di metafora il centro-destra è apparso come un grande corpo reale e naturale prima ancora che un abito che lo rende presentabile a chi cerca il punto della rappresentazione oltre la gravità della realtà. Ma infine il centro-destra è una res, una cosa, la più bella parola latina, la più caratteristica del genio della latinità, è appunto questo senso della gravità dell’essere che ha in sé il suo dramma e la sua dignità. La Casa delle libertà è il popolo italiano com’è realmente fuori dall’abisso intellettuale dei residui della cultura di sinistra, che cultura fu, ed errore fu, ma cosa umana, res, veramente non fu mai. Certo sunt lacrimae rerum, le cose piangono, ma non mentono e non guaiscono.
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