L’arte di vincere, profumo di Oscar per Brad Pitt

Di Paola D'Antuono
27 Gennaio 2012
Arriva nelle sale italiane L'arte di vincere. Tratto da una storia vera, il film ha come protagonista assoluto un Brad Pitt in splendida forma, candidato ai Golden Globe come migliore attore e in odore di Oscar

Brad Pitt è diventato un grande attore. Si era già ampiamente intuito osservandolo in The Three of Life, controverso capolavoro di Terrence Malick ma la sua splendida interpretazione in L’arte di vincere mette il sigillo definitivo al salto di qualità che la star ha fatto nell’ultimo anno. Troppo sottovalutato a “causa” della sua bellezza da modello e della vita accanto ad Angelina Jolie, il tenace Brad ha saputo dimostrare al pubblico e alla critica di saperci fare davanti alla macchina da presa. L’arte di vincere è ispirato al libro del 2003 di Michael Lewis, Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game e racconta l’incredibile storia della squadra di baseball Oakland Athletics, guidata dal general manager Billy Beane. Alla fine della stagione 2001gli Oakland Athletics perdono l’ultima gara contro i New York Yankees e vengono abbandonati dalle loro stelle, ingaggiate da squadre in grado di offrire contratti più vantaggiosi. La situazione economica è a dir poco disastrosa e Beane è alla ricerca di una soluzione per rinforzare il team a un costo sostenibile per la società.
 

La svolta arriverà grazie all’incontro con Peter Brand, un giovane laureato in economia che ha messo a punto una strategia tanto affascinante quanto rischiosa: comporre una squadra formata interamente da giocatori che hanno subito infortuni o che risentono di alcuni danni fisici dovuti a incidenti in campo e che hanno visto scendere notevolmente le loro quotazioni nonostante le ottime capacità. Bean raccoglie la sfida del ragazzo, nonostante la ferma opposizione degli osservatori e dell’allenatore. I primi risultati sono molto più che deludenti, anche perché il couch si ostina a giocare in modo tradizionale, fino a quando il general manager cede anche l’ultima stella. Da lì in poi le cose iniziano a girare per il verso giusto.

Non è necessario conoscere il baseball per amare L’arte di vincere (Moneyball il titolo originale), magistralmente diretto dal candidato Oscar Bennett Miller. Lo sport americano per eccellenza è niente più che lo sfondo perfetto di una storia incentrata sulla tenacia  di un uomo che sfida il sistema – e di conseguenza se stesso – in nome di un’idea che è convinto possa funzionare. Un uomo dalla carriera sportiva poco brillante e forse sopravvalutata che decide di fidarsi di un metodo alternativo che lo porterà a scrivere il suo nome nella storia del baseball. Accanto a Brad Pitt spicca il titanico Philip Seymour Hoffman, che Miller aveva condotto all’Oscar in Truman Capote e che qui, in un ruolo da gregario, è capace di creare un’empatia fortissima con lo spettatore. Merito anche del suo carattere pragmatico e poco avvezzo alle chiacchiere, in netto contrasto con il general manager Beane, che dell’arte della contrattazione e di conseguenza delle parole ne ha fatto un mestiere. Ma i due personaggi non avrebbero di certo lo spessore che hanno se non fossero aiutati da una sceneggiatura scritta nei minimi dettagli, dal geniale Aaron Sorkin,  già creatore dei folgoranti dialoghi di The Social Network che qui non è da meno. Il film arriverà in Italia il prossimo 27 gennaio ed ha già guadagnato 4 nomination ai prossimi Golden Globe, tra cui migliore sceneggiatura e miglior attore per Brad Pitt. La corsa agli Oscar è già cominciata.

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