Last Week, next week 18

Grazia Francescato Anni fa un caro amico, allora nel Pci, puntò cinicamente su una volenterosa signora un po’ digiuna di politica, per farne un quadro dirigente del partito, ritenendo che l’avrebbe poi comodamente condizionata. Una decina di anni dopo questo caro amico si trovava escluso da tutto e perseguitato in vario modo, proprio da quella viperetta alla cui carriera così ingenuamente aveva contribuito. Non mi pare che sia avvenuto qualcosa di diverso nelle file dei Verdi dove il povero Edo Ronchi si è trovato a puntare tutte le sue speranze su Grazia Francescato, anima bella dell’ambientalismo e delle torte con prodotti naturali. Lo sciovinismo maschilista scambia ingenuità e gentilezza per incapacità a esercitare il potere. La superbia intellettuale fa ritenere di poter dominare le persone semplici (e ancor più quelle sempliciotte). Eppure la cattiveria può ben intrecciarsi con la cortesia delle forme e l’ignoranza con l’uso spregiudicato del comando.

Nerio Nesi Non conosco bene Nerio Nesi, conosco meglio Mario Artali: un lombardiano come il primo, però milanese e non torinese, perseguitato dopo il ’92 per una scemenza (della pubblicità a una rivista) quand’era amministratore della Sme, arruolatasi così nelle file dei garantisti e, grazie a questa scelta, in contatto anche con Forza Italia. In seguito Artali è entrato nei Ds. Fin qui niente di strano. Sono anni convulsi e tutti cambiano molto. Ma tra i Ds, Artali si è caratterizzato per radicalismo, asprezze verso altri socialisti come Carlo Tognoli e altre piacevolezze. Anche Nesi ha avuto una vita tormentata, dai primi impieghi all’Olivetti al vertice di una Bnl finita in mezzo agli scandali. Anche lui ha fatto le sue legittime scelte politiche, mettendoci però un di più di moralismo e cattiveria che la sua biografia non autorizzava. C’è in questa leva di lombardiani (anche Amato fa in qualche modo parte di questa specie) un mix di spregiudicatezza e attitudine alle lezioncine, che dà molto fastidio.