
Last week, next week 41
Massimo Cacciari
Ma perché deve ridursi a una macchietta? Massimo Cacciari non sarà un filosofo geniale, ma è un intellettuale di valore che pesa nel dibattitto delle idee. È un politico incostante ma è stato un sindaco brillante. Perché, adesso, s’è messo in testa di essere uno stratega imbattibile, un inarrivabile profeta che sproloquia su Francesco Rutelli e invade pagine e pagine dei giornali? In fin dei conti pochi mesi fa è stato battuto con oltre quattordici punti di distacco dal forzista Giancarlo Galan, un ottimo amministratore ma, forse, non un gigante della politica. Il problema è che Cacciari è stato a lungo male abituato: era il giovane più brillante del gruppo ex Quaderni Rossi, poi Classe, poi Contropiano con Toni Negri e Mario Tronti. Il coccolo del gruppo. Fu il primo a passare al Pci, ancora giovanissimo, e fu subito deputato. La rivoluzione giudiziaria gli portò su un piatto Venezia. Giovane, coccolato, coltivato dalla fortuna, improvvisamente Cacciari scopre che la politica può essere anche fatica. Il suo flusso di parole pare quasi una reazione nervosa. Una crisi di pre-vecchiaia.
Mario Landolfi
Perché un bravo parlamentare come Mario Landolfi, presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, chiede a uno snobbaccio come Gad Lerner di valutare il caso di una precaria del Tg1? Probabilmente perché c’era questa ragazza, già collaboratrice del Secolo d’Italia, che lo assillava e Landolfi “doveva” fare qualcosa. Era opportuno farlo? Era inopportuno come ha detto lo stesso Landolfi. È uno scandalo enorme che richiede le dimissioni di Landolfi dalla Commissione? No, è un errore di comportamento che solo per il suo stato di nervosismo, Lerner ha denunciato come prevaricazione di un potente. Basta vederlo in tv Landolfi per capire che non è un “potente”, è uno di questi ragazzi di destra del Sud, cresciuti nel ghetto del Msi, allevati alla scuola del Secolo d’Italia, giornale che non ha mancato di produrre dei talenti. Questi ex-missini si stanno trasformando in classe dirigente, talvolta con ottimi risultati, e aiutano così a chiudere una ferita, quella tra ragazzi di destra e di sinistra che insanguinò gli anni ’70. Non sarà qualche gaffe a impedire questo processo. Sono molto peggio le becere battute di Maurizio Gasparri sul caso Sofri, gravi non tanto per la logica del “law and order”, ma perché scherniscono la sofferenza di una persona in carcere. Peccato perché in altre occasioni Gasparri ha saputo liberarsi da queste volgarità.
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