
Lavorare, che passione!
Amo le cene tra amici perché permettono di creare un’interrelazione tra il piacere del cibo e la dialettica comunanza tra gli uomini. Capita così che prendano vita accesi dibattiti senza rete, nella quale le esperienze degli uni diventano motivo di riflessione per gli altri. Nasce in questo contesto l’esperienza che vi sto andando a raccontare. Stefania, impiegata d’ufficio, racconta che, da parecchio tempo, quando si alza alla mattina per andare a lavorare un senso di costrizione le pervade anima e corpo. L’inerzia e la consuetudine sono gli unici due elementi che le consentono di arrivare a fine “turno” senza particolari traumi. Suo marito, manager di prestigio, confessa che purtroppo dopo l’iniziale entusiasmo, oramai l’input più ardente che gli è rimasto è la corresponsione del lauto stipendio. Entrambi hanno come l’impressione di “perdere del tempo” prezioso, entrambi si sentono derubati della propria libertà. Quando interviene Luciano il discorso assume tinte ancora più oscure. Operaio addetto alla bassa manovalanza con un salario stringato, cerca di spiegare loro che: «non è l’azienda specifica nella quale lavorano che ha mortificato la loro passione per il “fare” ma è il labirinto societario nella quale siamo inseriti che andrebbe indagato». Luciano non è un disfattista ma è convinto che solo due tipologie di soggetti sono liberi dall’alienazione: i coglioni e coloro che sono riusciti a fare della propria passione un lavoro. I primi sono semplicemente “automatizzati” e come robottini programmati non si pongono domande. I secondi sono dei miracolati. In mezzo ci sono quelli che lui chiama i “dannati”, schiera alla quale dichiara di appartenere. «Per noi – afferma – non esiste nessun libero arbitrio, ma semplicemente una scelta obbligata, la scelta non è lavorare o no, ma vivere o morire. Il lavoro è una prassi coatta resa indispensabile per sopravvivere». Io, non so dirvi quale sia la via che conduce alla riappropriazione del proprio io, ma sono convinto che quando un gruppo di persone si siede ad un tavolo e discute apertamente di tutto ciò, ha già intrapreso un cammino importante. Il cammino dell’uomo con l’uomo per la libertà.
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