Lavrov a Cuba. La Russia si fa minacciosa nel “cortile di casa” degli Stati Uniti

Manovre russe in reazione al sostegno militare Usa all'Ucraina. Il tour latinoamericano del ministro putiniano ha un forte significato simbolico (e militare)

I ministri degli esteri cubano, Bruno Rodriguez Parrilla, e russo, Sergei Lavrov, a L’Avana, Cuba, 20 aprile 2023 (Ansa)

La Russia riaprirà basi militari a Cuba per reazione al sostegno militare degli Stati Uniti all’Ucraina nel suo conflitto per difendersi dall’invasione russa? È quello che sospettano molti fuoriusciti cubani e che la stampa internazionale rilancia, alla luce delle recenti visite a L’Avana del generale Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, e del ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

Navi russe a Cuba

Le Figaro rilancia i commenti di Rafael Del Pino, generale dell’esercito cubano e pilota di caccia riparato in Occidente nel 1987, apparsi sul sito Cuba Siglo XXI. Che cosa scrive l’ex generale, che durante la crisi dei missili del 1962 fu consigliere speciale presso Fidel Castro per conto dell’aviazione militare? Che in cambio di aiuti economici «la Russia avrebbe la possibilità strategica di avere una presenza navale a rotazione nelle basi della marina cubana o addirittura di riattivare la vecchia base per i sottomarini di Cienfuegos. Il Cremlino potrebbe giustificare questa presenza sostenendo che si tratta di navi russe che ruotano per ricevere rifornimenti logistici in quella base cubana dopo essersi addestrate a navigare in acque internazionali, esercitando il loro diritto alla libera navigazione. Invocherebbe anche accordi bilaterali sovrani firmati tra Russia e Cuba per giustificare queste “visite di collaborazione militare”. Ma la verità è che una presenza a rotazione ma permanente di sottomarini russi o altre navi dotate di missili a testata nucleare che fanno scalo nei porti cubani sarebbe la possibile mossa che Putin sta cercando. Renderebbe più credibili le sue minacce di ricorrere alle armi nucleari nei prossimi mesi se gli Stati Uniti e la Nato non interrompessero la consegna di nuove armi a Kiev. (…) Uno o due sottomarini o navi russe che trasportano missili nucleari impegnati in tali viaggi a rotazione o che conducono “esercitazioni militari congiunte” (forse con Venezuela e Nicaragua) navigando nel Mar dei Caraibi sarebbero sufficienti a far sentire la potenza nucleare del Cremlino nel cortile di casa degli Usa. Il risultato sarebbe molto più pericoloso delle basi missilistiche che furono installate in territorio cubano nel 1962, e il numero di missili che quelle navi trasporterebbero potrebbe facilmente superare quelli che furono installati a terra in quel momento».

Amicizia Mosca – L’Avana

Quando Del Pino scriveva queste cose Lavrov non aveva ancora compiuto il suo tour latinoamericano attraverso Brasile, Venezuela, Nicaragua e Cuba. Si limitava perciò ad asserire che «la visita del colonnello generale Nikolai Patrushev a Cuba e in Venezuela non ha assolutamente nulla a che fare con la cooperazione commerciale o progetti di sviluppo economico o scientifico». Per la verità la visita di Patrushev a L’Avana nel marzo scorso non ha trattato, ufficialmente, questioni militari, ma la “prevenzione delle rivoluzioni colorate”, come informa l’agenzia di stampa Sputnik, ovvero, detto in altre parole, il rischio che proteste popolari portino alla caduta del regime cubano.

Della delegazione russa facevano parte membri del Consiglio di sicurezza di cui Patrushev è responsabile e rappresentanti dei ministeri degli Interni, delle Finanze, degli Esteri e del Servizio federale per il monitoraggio finanziario. Il generale ha incontrato il ministro degli Interni cubano (oltre al capo dello Stato Miguel Diaz-Canel e all’ex presidente Raul Castro), non il ministro della Difesa. Cosa che non è avvenuta nemmeno in occasione della visita di mercoledì e giovedì scorso di Lavrov, il quale ha incontrato il suo omologo Bruno Rodríguez Parrilla, ministro degli Affari esteri di Cuba (oltre al solito presidente Diaz-Canel). Il ministro russo ha ribadito la tradizionale posizione di Mosca di condanna delle sanzioni Usa contro Cuba e ha annunciato che i rapporti fra Russia e America Latina saranno intensificati.

Un club di paesi terzi

Al di là di eventuali colloqui e progetti riservati di contenuto militare discussi con i governanti cubani e degli altri paesi, la visita di Lavrov in quattro stati dell’America latina ha soprattutto un significato simbolico: la Russia ha voluto dimostrare agli Usa di avere degli amici nell’emisfero occidentale, e non solo quelli “tradizionali” come Cuba e il Venezuela, ma anche il Brasile che all’Onu ha votato la mozione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina, ma propone, attraverso il suo presidente Lula, la creazione di un club di paesi terzi che facciano da mediatori fra Occidente e Russia per arrivare alla pace in Ucraina. La Russia ha voluto dimostrare che può esercitare pressioni sugli Usa nella sua propria area di influenza, per adesso politiche: domani, si vedrà.

Cooperazione militare fra Russia e Cuba

Attualmente la cooperazione militare fra Russia e Cuba si limita a prestiti finalizzati all’acquisto di armi di produzione russa da parte delle forze armate cubane (38 milioni di dollari nel 2019); ben altre erano le forme di cooperazione in passato: sull’isola stazionavano consiglieri militari russi e una brigata permanente per un totale di 7.700 unità; a Lourdes, nella parte occidentale dell’isola, si trovava un grande centro di ascolto per l’intercettazione delle comunicazioni militari negli Stati Uniti.

L’ultimo soldato non più sovietico ma russo ha lasciato l’isola nel luglio 1993, mentre la centrale di spionaggio elettronico di Lourdes è stata chiusa nel settembre 2002 con uno dei primi atti di distensione verso gli Usa di Vladimir Putin, allora presidente della Federazione Russa da due anni. Fidel Castro cercò senza successo di dissuadere i russi dalla loro decisione. Mosca ha mantenuto con Cuba importanti relazioni economiche: investimenti nelle infrastrutture ferroviarie e dell’energia, negli impianti metallurgici e nell’apertura di centri commerciali, il tutto preceduto dalla cancellazione da parte di Mosca di 32 miliardi di dollari di debito estero cubano nel 2014. Tuttavia la Russia continua ad essere solo il quinto partner commerciale di Cuba.

Posizioni strategiche

I dissidenti cubani però insistono nel leggere un’escalation di natura militare dietro le mosse più recenti di Mosca nell’emisfero occidentale, e chiamano in causa anche la strana missione di due navi da guerra iraniane in Brasile nel febbraio scorso.

«Ci sono 7 mila chilometri di cavi sottomarini per le connessioni internet fra l’Europa e l’emisfero occidentale», insinua Juan Antonio Blanco, già diplomatico cubano presso le Nazioni Unite. «Secondo la nostra analisi, una squadra preparata per la guerra sta prendendo delle posizioni strategiche. Si tratta di un test per vedere se le navi da guerra di paesi ostili agli Usa possono fare la traversata completa dell’America latina».

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