
Lazio e Lombardia. Centrodestra 2 – tutti gli altri 0

Il centrodestra stravince in Lombardia e Lazio e questa è quasi una “non notizia”, essendo un risultato largamente atteso. È l’ennesima conferma che, al di là degli allarmi sul fascismo, i busti di Mussolini a casa La Russa, gli sproloqui di Sanremo e un mondo dei media che canta con una voce sola, alla fine c’è una fetta della popolazione che se ne impipa delle prediche di Fedez e vota con la sua testa. Sceglie così di dare continuità alla giunta Fontana in Lombardia e di cambiare colore nel Lazio, dando una picconata a un sistema che era al potere da anni (un duro lavoro aspetta Francesco Rocca).
Astensione record
Resta un dato che è quello dell’astensione e che è impressionante. Questo pone una domanda a una politica sempre più autoreferenziale che ha perso, ma non da oggi, il rapporto con la società. Ma pone una domanda anche alla società, alle sue categorie di professionisti, ai sindacati, alle associazioni e ai media che, da anni, non fanno molto per “cambiare” questo modo di intendere politica, anzi, lo alimentano.
Nel centrodestra, così come avvenuto già alle politiche, si sono rimischiati i voti tra partiti, ma si è confermato l’assunto per cui all’elettore di quell’area importa poco che a guidare sia Berlusconi o Salvini o Meloni: l’importante è che certe tematiche siano portate avanti e che non si lasci spazio ad altri.
Terzo Polo flop
Ed era proprio su questo che, invece, aveva scommesso il Terzo Polo che di queste regionali risulta essere il grande sconfitto. Sia nel Lazio sia – soprattutto – in Lombardia, la débâcle di Renzi e Calenda è pesante, con un risultato molto al di sotto delle aspettative (puntavano al 15-20 per cento).
Un segno che il governo di Attilio Fontana, così denigrato, deriso e vilipeso, non è stato percepito dai lombardi nel modo in cui i due avevano tentato di rappresentarlo. E soprattutto che “l’alternativa Moratti” non ha ingannato nessuno. Tra l’altro, avendo scelto di non correre con una lista per il Consiglio regionale, Moratti non vi entrerà nemmeno (almeno questo va riconosciuto a Pierfrancesco Majorino: lui si dimetterà da europarlamentare per fare opposizione in Lombardia. Farsi dare lezioni di stile e serietà dal Pd… cos’altro si può aggiungere?).
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