Lettere al direttore

Le banche non sono la San Vincenzo, ma la tassa sugli extraprofitti è un boomerang

Di Emanuele Boffi
16 Agosto 2023
Il rumore di sottofondo delle notizie estive, il dibattito sulla mossa del governo Meloni. Una buona idea oppure no?

Piu aristocratico e antisociale di Elkann, leggo bulimicamente Platone, Hegel, Dostoevskij, Sartre, Freud, Marx, Calvino, Molière, Beckett, san Paolo, Camus e Byung-Chul Han. Nessun quotidiano, nessuna notizia dalle tv, nessuna news dalla smartphone. Supero in cinismo il padre di Lapo.

E così alle domande che mi vengono formulate, rispondo sempre nella stessa maniera: non so. «Cosa ne pensi della rottura del fidanzamento in pubblico dei due rampolli torinesi? Cosa ne pensi della sinistra a guida Schlein? Della saldatura con Conte? Dei prezzi allucinanti dei ristoranti sulle coste delle vacanze? Dell’esodo da bollino nero? Del clima da allarme rosso? Della morte di Michela Murgia (pace all’anima sua)? Del suicidio di Ruffino? Dell’omicidio di Rovereto? Della gang degli orologi extralusso?

Niente, nulla. Non ho nulla da dire. Al cospetto del clamore, dello scandalo, del ciarpame urlato, del chiacchiericcio, della paccottiglia di questo secolo sghignazzante, io mi silenzio. Rifiuto tutto ciò che è quasi sempre una manifestazione di passività, segno di inerzia, ripetizione e di carenza di pensiero. Mi allontano da tutto quello che viene trattato come parlottio da bar dello sport, strillato e poi dimenticato nel giro di una nuova news da masticare ed ingurgitare.

E mi rifugio allora in quello che Pietro Ingrao (1915-2015) chiamava la pratica del dubbio, in quel silenzio che lui definiva non come un’assenza ma un pensare interiore. «Silenzio è interiorità. È un fermarsi nell’ascolto rispetto alla cosa che è inerme e opaca, alla piattezza, intendo dire alla grevità materiale. Il silenzio è sempre più avanti. Taci, ma compi l’atto del tacere. Essere silenzioso è un agire e, dunque, nel silenzio ci si esprime». (Indignarci non basta, Pietro Ingrao, Aliberti editore 2011).

Parole che consolidano e mi riportano sempre ad un discorso in occasione dei suoi 90 anni, il 30 marzo 2005, all’Auditorium di Roma: «Ho imparato in questo secolo l’indicibile dell’umano, di ognuno di noi e della relazione con l’altro che non possiamo mai afferrare fino in fondo. La mia paura è che mi venga tolto non tanto il pane e nemmeno la Costituzione, ma questa idea dell’umano. Vi prego, non permettete che la domanda sull’essere umano venga cancellata».

Fabio Cavallari

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Buongiorno direttore, sto leggendo in questi giorni gli articoli e le “pseudo” bozze sul decreto Omnibus e fra tutte la bizzarra tassa sugli extraprofitti bancari. Scelta dall’oggi al domani (probabilmente covata da mesi dopo i tentativi di moral suasion ma tant’è qualcuno dovrebbe insegnare al Dott. Giorgetti che un C/C è un servizio e non un prodotto di investimento (F24, domiciliazione bollette, ricariche varie… etc etc). Appunto dall’oggi al domani il mercato borsistico ha bruciato una decina di miliardi di capitalizzazione per le banche facendo la gioia dei “cattivoni speculatori”. Per poi dire è però mettiamo un CAP (forse qualcuno ha suggerito che la banca col più alto impatto era la banca degli italiani alias del Governo ossia MPS). Diciamo che dialogare con le associazioni di categoria non è nelle corde di questa maggioranza. Tutto questo per dire: “Ci
pensiamo noi agli italiani che sono in difficoltà nel pagare i mutui”. Magari quelle “cattivone” delle banche lo fanno già se le leggi fossero un po più chiare (vedasi legge sulla sospensione delle rate). Bastava allargare la platea con la la legge sulle sospensiva dei mutui (e per le banche è un costo) che fare una bizzarria simile. Anche perché così si crea un precedente pericoloso (tutte le volte che l’ECB alza i tassi arriva lo Sceriffo di turno a fare man bassa). Poi, per carità, pecunia non olet e le banche ne hanno fatti tanti… ma piantiamola di dire che hanno una funzione sociale. Basterebbe essere meno ipocriti e dire che sono importanti nel sistema economico come cinghia di trasmissione del danè… Cordiali saluti e buone ferie.

Massimiliano Panizza

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Sono un vecchio lettore e comunque grande estimatore di Tempi. Pertanto non capisco come ci si possa lagnare e lanciare allarmi (fasulli o interessati?) come fa Andrea Venanzoni, quando un legittimo governo, chiarendo di agire contro profitti illeciti, ne preleva un po’ dalle manone pelose di quella gigantesca associazione per delinquere del sistema bancario italiano (e del suo padrone Bce). Buona vita. 

Rolando Rocchetti

Le banche non sono la san Vincenzo e qui nessuno pensa che siano guidate da una compagnia di benefattori. Tuttavia, gentile Rocchetti, io tendo a pensarla più come Venanzoni e Nicola Porro, che non come lei o il nostro Lodovico Festa (che pure ha scritto, come al solito, una “Preghiera del mattino” che contiene valutazioni intelligenti). Alla fine, la tassa sugli extraprofitti sarà un boomerang per gli imprenditori e le famiglie, cioè proprio coloro che si voleva aiutare.

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