
Le difficoltà di Roma per l’Ue che verrà
La presidenza italiana del Consiglio europeo si è trovata in difficoltà per realizzare il programma della Conferenza Intergovernativa sul trattato-Costituzione. I giorni europei non sembrano propizi per la ratifica governativa della Convenzione di Giscard d’Estaing. Il fatto che il motore franco-tedesco sia in panne al punto tale da rischiare sanzioni da parte dell’Ecofin su proposta della Commissione europea in base al Trattato di Maastricht indica che le condizioni dell’Unione sono profondamente cambiate. Il motore economico franco-tedesco non esiste più, Francia e Germania sono diventati i punti deboli dell’economia europea e della Costituzione europea.
Ciò avviene quando i rapporti politici tra i due paesi sono giunti al massimo di cordialità in riferimento alla questione irakena. Si è giunti al punto che il ministro degli Esteri francese, Dominique de Villepin, ha persino parlato di una sorta di fusione politica tra Francia e Germania, in un’intervista a Le Monde. Ma l’approccio è immediatamente rientrato e smentito dallo stesso ministro. In questo momento non esiste alcun asse di potere in Europa e non sembra che l’intesa anglo-franco-tedesca sulla difesa europea non alternativa alla Nato ma autonoma da essa sia una prospettiva percorribile.
L’aggravarsi del conflitto irakeno, in cui le politiche inglesi e franco-tedesche sono così diverse, fa pensare che le divergenze di carattere globale avranno la precedenza sulle affinità europee. La scelta della Gran Bretagna diviene ancor più chiaramente filoamericana in conseguenza dell’aggravarsi della sfida terrorista. Un progetto di difesa europea sembra privo di futuro e soprattutto privo di significato.
Si può dire che esista un punto di riferimento europeo, ma esso sta nella convergenza dell’Italia e della Spagna con i paesi dell’Est europeo per mantenere il primato dell’intesa con gli Stati Uniti.
In queste condizioni la presidenza italiana trova maggiori difficoltà a ottenere consenso sulla convenzione Giscard. E del resto non sembra corrispondere alla figura generale della politica italiana un eccessivo impegno in questo senso: scontenterebbe Spagna e Polonia, elementi della “coalizione dei volontari” come l’Italia. è dunque probabile che la patata bollente passi all’Irlanda ma è difficile dire se il governo di Dublino si troverà veramente in migliori condizioni del governo di Roma.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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