Le domande che vorrei fargli
Quando leggo o ascolto un’intervista rivolta ad un politico rimango spesso con l’amaro in bocca. In molte occasioni primeggiano servilismo e banalità, in altre è la prudenza dell’interlocutore a svilire invettive stimolanti ed intelligenti. Mi capita così di pensare come mi comporterei al cospetto di una personalità del mondo politico, quali curiosità tenterei di soddisfare. Insomma se l’intervistato avesse la certezza di poter parlare a ruota libera senza subire attacchi giornalistici o politici, come risponderebbe alle mie domande? A Berlusconi ad esempio chiederei semplicemente se tutte le sue uscite sono studiate. Nello specifico farei riferimento alla famosa dichiarazione riguardante i cassaintegrati Fiat che: «Potrebbero trovarsi un lavoretto per integrare». In quell’occasione il mondo politico si stupì per quelle parole, l’opposizione insorse ma nella realtà quella gaffe lo avvicinò come non mai al sentimento popolare, al linguaggio che le famiglie italiane sono abituate ad utilizzare. Sinceramente io ebbi l’impressione che quella dichiarazione fosse tutt’altro che uno scivolone. Per paradosso tenderei a definirla un’abile dimostrazione di comunicazione di massa. Ma come andarono le cose realmente? Dal leader della Lega Bossi mi piacerebbe invece sapere come ci si sente ad abitare in un piccolo comune del profondo nord (Gemonio – Va) ed essere governati da un sindaco della Margherita. In paese si dice che lì la Lega ha perso, perché loro l’Umberto lo conoscono bene. Passando all’opposizione, vorrei capire da Cofferati come fece a non indire uno sciopero nel 1997 quando attraverso il “pacchetto Treu” s’introdusse la flessibilità nel mondo del lavoro. Da Luca Casarini cercherei invece di capire qual è il suo mezzo di sostentamento. Ci sono poi alcuni personaggi a cui, per pura viscerale antipatia, non rivolgerei nessuna domanda neppure se avessi la possibilità di trascorrere con loro un’intera giornata, tra questi sicuramente gli On. Diliberto del Pdci ed Elio Vito di Fi. Con tutta sincerità le loro espressioni m’inducono inconsciamente a rinchiudermi in un infantile settarismo incapace di produrre vivacità dialettica. Sarà tutta colpa mia?
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!