Parigi. «Il Rassemblement national è il miglior scudo per i francesi di confessione ebraica». A pronunciare queste parole è Jordan Bardella, il giovane presidente del partito sovranista francese (dal novembre dello scorso anno), a pochi giorni dall’attacco terroristico di Hamas in Israele e mentre il ministero dell’Interno diffonde i dati sull’impennata di atti antisemiti in Francia (501 dallo scorso 7 ottobre, giorno dell’offensiva dell’organizzazione terroristica islamista).
L’affermazione di Bardella può far storcere il naso a molti, soprattutto alla luce della storia dell’ex Front national e di chi lo ha fondato, Jean-Marie Le Pen, autore di frasi come «le camere a gas sono un dettaglio della Storia». Ma la realtà è che il processo di “dédiabolisation” lanciato dalla figlia Marine da quando nel 2011 ha preso le redini del partito sta producendo i suoi frutti anche nel rapporto con la comunità ebraica.
«Più adatta di Macron a proteggere la comunità ebraica»
«Il suo discorso corrisponde a ciò che dicono i francesi, che pongono l’ostilità e l’odio verso Israele e le idee islamiste come le cause più importanti dell’antisemitismo (77 e 76 per cento), davanti alle idee di estrema destra (66 per cento)», spiega Frédéric Dabi, direttore del dipartimento Opinion dell’Ifop. Secondo un sondaggio emblematico pubblicato lo scorso 13 ottobre, i francesi hanno più fiducia in Marine Le Pen rispetto al presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, nella lotta contro l’antisemitismo. È il 42 per cento degli intervistati a fidarsi della leader sovranista, mentre è il 41 per cento a pensare che Macron sia il più adatto a proteggere la comunità ebraica.
«La cicatrice degli anni Jean-Marine Le Pen è dietro di noi. Dà fastidio a molti riconoscere questo fatto per mere ragioni di strategia politica, ma Marine è stata sincera, facendo pulizia e cacciando il padre», afferma Jean-Philippe Tanguy, deputato del Rassemblement national. Il lavoro di pulizia è iniziato subito, quando appena eletta presidente della formazione sovranista Marine ha qualificato i campi di sterminio come «l’apice della barbarie» e messo subito in chiaro che non accetterà dérapage antisemiti. Quattro anni dopo, ha deciso di allontanare il padre dopo la frase sulle camere gas come “dettaglio” della Seconda guerra mondiale, e nel 2020 ha reso omaggio agli ebrei deportati dopo il rastrellamento del Vel d’Hiv, «l’espressione più abietta e abominevole dell’antisemitismo». All’epoca, tali dichiarazioni vennero accolte favorevolmente anche dallo scrittore, storico e “cacciatore di nazisti” Serge Klarsfeld.
La strategia di normalizzazione della Le Pen
Nel 2021 ha commemorato gli eroi del ghetto di Varsavia raccogliendosi davanti al monumento a essi dedicato. «Marine Le Pen non è suo padre, non ha la stessa storia personale e non fa parte della stessa generazione. Ha fatto tutto ciò che si poteva fare per disfarsi di questa tunica di Nesso che ha reso impossibile qualsiasi accordo di coalizione con la destra», sottolinea Jean-Yves Camus, esperto francese di destra e estrema destra, prima di aggiungere: «È una questione di immagini e di simboli, che si iscrive nella strategia di normalizzazione del partito» A differenza della France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, la formazione della sinistra radicale che si rifiuta di qualificare Hamas come un’organizzazione terroristica e continua a soffiare sul fuoco flirtando con l’antisemitismo, Marine Le Pen e i suoi hanno condannato senza esitazione e senza ambiguità quanto accaduto in Israele lo scorso 7 ottobre.
«Così Le Pen entra nel campo repubblicano»
«È assolutamente legittimo che Israele voglia sradicare il gruppo armato terroristico Hamas e che si doti dei mezzi per farlo», dice la madrina del sovranismo francese. È innegabile che in Francia sia stato il suo Rassemblement national a denunciare per primo il nuovo antisemitismo di matrice islamista, che ha rimpiazzato l’antisemitismo storico di una certa destra radicale. Anche per questo Bardella ha sottolineato che il suo partito è il miglior scudo per gli ebrei “dinanzi all’ideologia islamista”: quella che ha colpito Israele, ma anche la Francia (basti pensare all’attacco al supermercato kosher Hyper Cacher nel gennaio 2015 o all’uccisione di Sarah Halimi nel 2017 per mano di un radicalizzato al grido di “Allah Akbar”).
«Ci sono ebrei che si ritrovano nelle idee del Rassemblement national», ha dichiarato alla Croix Gérard Unger, vice presidente del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia. Secondo Meyer Habib, deputato affiliato al gruppo Les Républicains (gollisti), il partito sovranista francese, grazie alla sua condotta “irreprensibile” dall’attacco di Hamas, ha confermato di essere “entrato nel campo repubblicano”.