
Le suore «non sanno i dieci comandamenti»? Ma per carità. Il “caso” Pomigliano
«Le suore salesiane dell’Istituto Don Bosco di Pomigliano d’Arco hanno serrato le porte impedendo di fatto l’accesso ai bambini della scuola materna», «i vigili urbani hanno ipotizzato una denuncia nei confronti dell’Istituto per interruzione di pubblico servizio», scontro «suore-sindaco». Così i giornali negli ultimi giorni hanno parlato di quello che a Pomigliano d’Arco, Comune in provincia di Napoli, rischia di diventare un caso. Le suore dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice don Bosco sono state accusate dal sindaco del Pdl Lello Russo («hanno dimenticato i dieci comandamenti») e dai giornali di avere impedito con una «serrata» il 24 settembre l’accesso ai bambini e agli assistenti sociali alla scuola materna e agli uffici del Comune e di avere organizzato una protesta contro la giunta comunale. Ma la storia è diversa e molto più complessa.
LA CONVENZIONE TRA SUORE E COMUNE. Le suore dell’Istituto erano proprietarie di un grande spazio a Pomigliano d’Arco che comprendeva diverse strutture. Negli anni hanno venduto al Comune parte delle strutture, che oggi ospitano una scuola materna e gli uffici degli assistenti sociali, e hanno mantenuto un edificio dove svolgono attività oratoriali, giochi e assistenza allo studio per ragazzi. Secondo una convenzione stipulata da anni tra le salesiane e il Comune, le suore mettono a disposizione di tutti l’entrata secondaria alla scuola e agli uffici, «quella più comoda, che passa dal cortile salesiano», e accolgono tutto l’anno, estate compresa, fino a 400 ragazzi. «Molti genitori» spiega a tempi.it Rosaria Elefante, legale delle religiose, «portano alle suore i bambini prima dell’orario di apertura della scuola e poi vanno a lavorare tranquilli, sapendo che i figli sono in buone mani. Oltre a questo lavoro di accoglienza dei bambini fino a quando non comincia la scuola, le suore, durante il pomeriggio, svolgono attività oratoriale fino alle 19 o alle 20. Non fanno solo assistenza allo studio, strappando molti bambini delle fasce più disagiate dalla strada, ma anche attività di gioco, sport, ricamo, teatro, maquillage, cucina e molto altro con l’aiuto di volontari». «Il costo per tutto questo – continua l’avvocato – è di circa 50 mila euro, visto che ogni ragazzo fa più di un’attività e servono diversi animatori, e fino ad ora il Comune ha sempre dato una mano stanziando tra i 20 e i 30 mila euro. Fino all’arrivo della nuova giunta, nel 2010, che non ha mai rinnovato la convenzione con l’Istituto».
LA RICERCA DI UN ACCORDO. Dopo aver tentato (invano) di essere ricevute dalla giunta comunale le suore salesiane si sono rivolte a un legale per cercare di instaurare un dialogo con la nuova amministrazione e il rinnovo della convenzione. «Parlare con la giunta non è stato molto semplice», spiega Elefante, «a gennaio ho inviato loro una lettera chiedendo un incontro con il sindaco e il rinnovo della convenzione, ricordando che altrimenti il Comune avrebbe dovuto privarsi dell’accesso attraverso il cortile delle suore. Il Comune mi ha pregato di non chiudere il passaggio perché intendeva trattare la convenzione». All’inizio di giugno – dopo diversi incontri nei quali il Comune ha richiesto e ottenuto il piano delle attività annuali delle salesiani, con relativi costi – è arrivata la risposta dell’amministrazione: non ci sono soldi, la convenzione non può essere rinnovata. Commenta Elefante: «A quel punto non si sono più fatti sentire, mostrando anche scarso interesse per tutti i bambini che vengono aiutati. Per questo, dopo aver loro scritto ancora a luglio, senza ottenere risposta, il 5 settembre li ho avvisati che il 24 settembre avremmo lasciato chiuso il cancello del cortile e che il Comune avrebbe dovuto servirsi degli altri accessi».
MA QUALE «SERRATA». Per evitare disagi alla città, «visto che il Comune non ha dato l’avviso», le suore hanno esposto sul cancello un cartello informando della chiusura. «Sarebbe questa la “serrata” delle suore?» si chiede l’avvocato. «La mattina del 24 ero lì, la scuola ha avuto regolare inizio dalle 9, le mamme hanno portato i bambini all’altro ingresso e solo qualche genitore, con i figli, è rimasto fuori dal cancello a discutere. Ma non c’è stata la sommossa di cui hanno parlato i giornali, nessun bambino è rimasto fuori da scuola. Qualcuno ha anche scritto che è dovuta intervenire la polizia, ma la volante che quella mattina si trovava fuori dall’oratorio era lì da tutta la mattina, non è arrivata quando qualcuno si è messo a discutere. E per quanto riguarda l’interruzione di pubblico servizio, non scherziamo: noi li abbiamo avvisati per tempo».
TAGLIO DEL GAS E DELLA LUCE. Sempre il 24 settembre, dopo i fatti della mattina, alle 14.30 l’Istituto di Don Bosco non è più riuscito ad avere accesso al gas. Il sindaco afferma che è colpa di un guasto, il quale, dopo tre giorni, non è stato ancora riparato. Sempre il 24 il palo della luce, che si trova fuori dall’oratorio e i cui due bracci illuminano la strada e il campo da calcio dei bambini dell’oratorio, è stato spento. «Non dico che è stata la giunta comunale a ordinarlo – afferma l’avvocato – dico solo che da tre giorni le suore non hanno l’acqua calda e la luce nel campo da calcio». E mentre alcuni giornali accusano il sindaco di volere mettere in difficoltà le suore, lui si difende: «Si tratta di un semplice guasto. Vorrei ricordare che nel 2011 l’Istituto ha ricevuto dal Comune 27 mila euro e che nel 2012 le suore hanno rifiutato uno stanziamento di 15 mila euro».
«15 MILA EURO? LI ACCETTIAMO SUBITO». Ma l’avvocato non ci sta e puntualizza: «I 27 mila euro che l’Istituto ha ricevuto nel 2011 sono stati solo erogati dall’attuale amministrazione. Infatti, erano stati stanziati dalla giunta precedente, per cui non c’era nessun motivo per cui i bilanci dovessero essere cambiati in corsa. Per quanto riguarda la presunta offerta di 15 mila euro, non ci è mai stata fatta. L’unica cosa che ci hanno detto è che potevano stanziare 4 mila euro. Con questi soldi le suore non possono assolutamente continuare a svolgere la loro attività. Vorrei ricordare che le suore fanno tutto per amore dei bambini e, se si considera la loro opera, spendono una cifra bassissima. Se il Comune volesse sostituirle e prestare lo stesso servizio alla comunità, dovrebbe pagare una cifra ben più alta dell’aiuto che la passata giunta di centrosinistra dava all’Istituto. Comunque, se il sindaco ci offre davvero 15 mila euro, noi li accettiamo subito».
FESTA, NON MANIFESTAZIONE. Nonostante il taglio del gas, la mancanza di soldi e di luce in cortile, le suore continueranno ad aiutare i ragazzi nello studio e a svolgere le attività dell’oratorio. «Ma non so quanto potranno andare avanti. Le suore sono cinque, l’Istituto di Don Bosco è a Pomigliano d’Arco da sempre ma senza fondi è difficile andare avanti. Però, nonostante le difficoltà, le suore anche quest’anno il 24 settembre, di pomeriggio, hanno inaugurato l’anno oratoriale, facendo festa e offrendo ai bambini dieci torte che la Provvidenza ha fatto arrivare . Peccato che i giornali abbiano parlato della festa come di “manifestazione” contro il Comune. Ma la data era programmata da mesi, ho anche i volantini».
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2 commenti
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Purtroppo non è l’unica e non finirà presto questa battaglia alle opere custodite dalla fede cristiana.
Provate a ricercare digitando “Buccinasco” su questo giornale.
I soldi forse non ci sono per le suore, ma come rilevato da “Avvenire” i soldi ci sono eccome quando il Comune vuole finanziare la Sagra delle cozze. Il mondo va a rovescio: la giunta di centrosinistra che finanzia le suore e quella di centrodestra che le ostacola…mah.