
Le tristose notizie di un triste giornale che fa tristezza

Succede alla mattina quando dopo essermi alzato mi reco in bagno e comincio a dare un’occhiata alle notizie. Sono colpevolmente abbonato al Corriere che penso “leggerò dopo” e nel frattempo vado sul sito internet di Repubblica: tristi articoli, tristi titoli, tristi inchieste su tristi fatti si susseguono tristemente.
È tristemente incalcolabile la concentrazione di tristezza nello scorrere del sito e, ad un certo punto, devo chiudere un video che, senza esser richiesto, automaticamente si apre sul triste autore che ti deve spiegare la tristezza dei nomi delle parole tristi. Col dito cerco di interrompere questa tristezza che sembra invadere una vita già non facile e fra il sentirti colpevolmente responsabile di tutta la tristezza di questi poveri tristi giornalisti ho finalmente un brivido di felicità e un sussulto, una notizia sanitaria si propaga, rallegra e salva: non sei stitico. Posso alzarmi, finire di lavarmi, sperare con poca speranza che la lettura successiva del Corriere porti qualche spazio oltre la tristezza dei tristi giornalisti di Rep.
La tristezza per essere coperta deve sempre essere un’indagine perfetta, plurimano di tristi giornalisti che mettono insieme la parte comune di tristezza; le inchieste sembrano dare alla tristezza una parvenza di vero, sembra che i tristi hanno raggiunto la tristezza ma con metodi scientificamente tristi, numeri della triste vita, ormai anche lo sport è in fondo e racconta delle tristezze di uno sport che tristemente non vince più.
Ora so che siete quasi tutti ex sessantottini tristi che per evitare di dire “ho sbagliato” preferite rimanere tristi, forse per liberarvi potreste cominciare a dire “abbiamo sbagliato”. C’è qualche cosa che si può continuare a sbagliare come fa il vostro ex direttore che è diventato teologo, ma almeno ci fa sorridere quella tristezza perché è la tristezza possibile di tutti quelli che cercano ancora un senso e sono tristi perché hanno capito che il senso non se lo possono dare, non possono averlo costruito ed è inutile l’immensa triste ricchezza che hanno messo da parte: viva Scalfari abbasso la tristezza. Obiezione: ma perché non parli del Corriere? Un momento, quello lo leggo dopo colazione, alla prossima.
Foto di g_u, licenza CC BY-SA 2.0
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