Leggete e moltiplicatevi

Di Esposito Francesco
02 Giugno 1999
Si è chiuso il saloon del libro torinese ormai ridotto ad annuale passerella di personaggi in cerca di una qualche notorietà. Anche Tempi propone quindi una prima rassegna di libri per un utile esercizio di lettura per l’estate

E’calato il sipario, domenica 16 maggio, sulle vetrine torinesi della XII Fiera del libro, rinnovata nella nuova gestione curata dalla “Fondazione per il libro, la musica e le attività culturali” (a cui partecipano la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e il Comune di Torino).

Quest’anno la manifestazione, dal titolo improbabile (un po’ Susanna Tamaro) di “Passioni: l’intelligenza del cuore” ha contato oltre 1300 espositori ed è stata animata dal coraggioso intento di portare un contributo al problema della distanza dell’italiano medio dalla lettura, attività che ha quasi cessato di esistere per l’uomo della strada, catturato da più facili e immediati interessi (l’anno scorso il 70% degli italiani non ha comprato neppure un libro). I pianificatori della cultura letteraria nazionale, in collaborazione con alcuni scaltri tecnici del gusto e dell’opinione, per raggiungere il nobile scopo, hanno allora pensato di promuovere un’immagine di libro vicino alla vita di ognuno di noi, legando la lettura ad un’idea di piacere, di scoperta e di emozione.

“Il salone di transizione dall’emergenza all’emozione” – come lo ha definito entusiasticamente il segretario generale Rolando Picchioni – vuole coinvolgere il maggior numero di persone “nei piaceri delle passioni intellettuali” – così il direttore editoriale Ernesto Ferrero.

Il ministro per i Beni e la Attività culturali Giovanna Melandri, durante la conferenza stampa di apertura di mercoledì 12 maggio, ha dato il “la” ai contributi, lanciando una brillante idea di politica economica culturale: una nuova lotteria collegata ai risultati della Formula1 per contrastare la crisi dell’editoria e rilanciare la domanda. Coi proventi si finanzieranno bonus per l’acquisto di libri distribuiti a studenti e insegnanti.

Ai librai non resta dunque che tifare Ferrari.

Insieme a lei il ministro Luigi Berlinguer, davanti ad una sala che rischiando di rimanere semivuota è stata velocemente riempita radunando le scolaresche che si aggiravano in mezzo agli stand.

Tra grida e schiamazzi di bambini annoiati e insofferenti, Berlinguer, forse fraintendendo, ha osservato: “Questo Salone è come io vorrei fosse la scuola: un luogo di gioia e non di penitenza”.

Il “piacere intellettuale” del pubblico è stato solleticato per 5 giorni attraverso una vastissima offerta di prodotti librari, oltre naturalmente agli incontri edificanti organizzati dalle grandi case editrici, con l’ingaggio dei maggiori personaggi di grido (segnaliamo, ad esempio, Paolo Villaggio che istruiva i presenti sui libri preferiti della sua infanzia, gli incontri con Carlo Verdone e l’autolatra Dario Fo) e a una riflessione culturale che ha spaziato tra il castrismo sentimentale e il terzomondismo di Gianni Minà, direttore della collana “Continente desaparecido” di Sperling &Kupfer (che ha presentato, insieme a Luis Sepulveda e ai figli di Che Guevara “Passaggi della guerra rivoluzionaria: Congo”) e un’immagine di uomo tra nichilismo e tecnologia, presentata dal guru Umberto Galimberti, autore di “Psiche e Techne”, la “bibbia del 2000”. Grande assente (a parte un paio di incontri di facciata) la guerra in Kosovo, che stranamente non ha sembrato provocare gli intellettuali di passaggio al Lingotto. Il più grande spazio concesso in Italia alla cultura del libro, della scrittura, della parola si è chiuso così, senza clamori, tra alcune gaffe organizzative (con punte grottesche, come lo stand dei sopravissuti di Auschwitz finito davanti la casa editrice di Franco Freda, che nega l’Olocausto), i consueti eventi cultural-mondani (poco cultural e molto mondani), qualche polemica (come per l’incontro coi bibliofili, cui avrebbe dovuto partecipare Marcello Dell’Utri, vice-presidente dei Bibliofili italiani: a seguito dei commenti velenosi dei giornali – in prima linea Stampa e Repubblica – Dell’Utri non si è fatto vedere, e insieme a lui neppure il pubblico, con una sala da 500 posti vuota per oltre 2/3) e qualche assenza importante (ha dato buca Andrea Camilleri, che doveva essere il protagonista della manifestazione in 3 momenti clou, e non si sono visti né Alessandro Baricco né Umberto Eco; assente pure La Terza, tra gli espositori), facendo registrare, rispetto all’anno passato, un leggero calo di pubblico. Non sappiamo quale possa essere stato il contributo portato dalla manifestazione del Lingotto alla causa della lettura, oltre l’offerta di una grossa vetrina, dove venivano pubblicizzati gli ultimi istant-book, i libri “di cui si parla” e che la moda porta sulla cresta dell’onda (e che possono avere, oppure no, un valore letterario). Rimaniamo persuasi che il problema più che risolversi con trovate di marketing e di maquillage del prodotto libro, richieda un’operazione squisitamente culturale, che passi perciò soprattutto attraverso una educazione ad un’attività che non si colloca tra le più leggere, ma implica una fatica, una scelta, del tempo da dedicare…

Ecco allora una piccola vetrinetta, una breve raccolta di testi che Tempi ha rintracciato e che possono essere una utile palestra per chi si voglia cimentare con quello straordinario esercizio della ragione che leggere un libro.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.