Lettera di un imprenditore costretto a espatriare: «Fuggite o sarete uccisi da una burocrazia stupida e distante dalla realtà»

Di Redazione
15 Aprile 2014
Un imprenditore compra dal Comune un terreno per edificare un capannone, ma al momento di costruire il Comune gli dice che non può: «Decidere di andare all'estero è una strada obbligata»

Quanto costa agli italiani la burocrazia? Tanto, troppo, soprattutto quando convince imprenditori che vorrebbero investire e creare lavoro a lasciare il paese. È il caso di Massimo Amadelli, che dopo essere stato «raggirato dal Comune di Copparo» (Ferrara) scrive sul quotidiano Libero: «Fuggite o sarete uccisi da una burocrazia stupida e incredibilmente distante dalla realtà».

IL RAGGIRO. La storia è grottesca: Amadelli acquista un terreno dal Comune «in zona artigianale/produttiva». Gli servono per la sua produzione 1.500 metri quadrati ma l’amministrazione pone l’obbligo di comprare «una superficie minima di 3.000 mq: abbiamo accettato e comprato il terreno di mq 3.000, utilizzandone solo 1.500 e pensando in futuro di allargarci ed edificare nei rimanenti 1.500 metri quadrati».
Dopo cinque anni arriva l’occasione di ingrandirsi, «siamo in procinto di edificare un capannone artigianale/commerciale e… udite udite… il Comune ci dice che in base al nuovo piano regolatore non è più possibile edificare».

LA BEFFA. Oltre al danno, la beffa: «Se avessimo fatto richiesta entro novembre 2013 non vi sarebbero stati problemi, ma per l’appunto avendo poi redatto il nuovo piano regolatore, ecco, nello stesso l’area non risulta più edificabile. Sottolineo che stiamo parlando di un terreno in zona artigianale/commerciale, che lo stesso Comune ci ha venduto con quella destinazione d’uso».

«OBBLIGATO AD ANDARE ALL’ESTERO». Ed ecco l’inevitabile amara conclusione dell’imprenditore: «Decidere di andare all’estero diventa non solo conveniente ma anche una strada obbligata: qui, in un momento di crisi dove chi investe e crea occupazione andrebbe visto con riguardo, viene trattato come una persona a dir poco indesiderata. Meglio allo trasferirsi in Carinzia (Austria, ndr), dove le imprese vengono viste come una risorsa e, se ti presenti sono loro i primi ad aprirti la strada per aiutarti nel miglior modo possibile. Con grande rammarico e non credendo più nella maniera più assoluta a questi deficienti, ho deciso proprio di trasferirmi all’estero e dire addio a ogni speranza di ragionevolezza».

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2 commenti

  1. francesco taddei

    la burocrazia è figli di una visione totalizzante della società. i politici italiani vivono pensando che gli altri debbano loro chiedere il permesso di lavorare (che negli altri paesi, che non hanno la costituzione più bella del mondo è una cosa talmente acquisita da non essere oggetto di discussione). ieri penati a milano, oggi il comune di copparo. questa burocrazia, visto di cosa è figlia, non può essere riformata. occorre una nuova istituzione creata ex novo, senza art. 18. e controllata non dai politici ma da chi lavora.

    1. maria fiammeni

      U.C.A.S. Ufficio complicazioni Affari Semplici
      Incapacità addestrata
      Una difficoltà per ogni soluzione.
      questo è la buracrazia!

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