Lettere 23
Egregio direttore sono una ragazza che tra pochi giorni compirà i tanto attesi 18 anni.Da un paio di mesi mi sto adoperando con l’attiva collaborazione di familiari,amici e conoscenti nella ricerca di un luogo in cui poter festeggiare.E’ questa la festa che aspetto di fare da anni cioè da quando ho realizzato che compiere 18 anni,diventare maggiorenni significa qualcosa (spero) di grande.
Ma,ahimè fare una “festa dei 18 anni” oggi pare diventata una cosa difficilissima ovvero semplicissima:basta capire se si è disposti a cedere all’unica alternativa disponibile.Ti faccio un esempio:io avrei voluto festeggiare in un luogo tranquillo magari vista la stagione con un po’ di verde intorno col preciso,unico e anacronistico scopo di mangiare qualche panino insieme agli amici,bere la coca cola,ascoltare(ebbene si)un po’di musica,di quella sana però per finire col taglio della torta.
Tutti i tentativi fatti,e sono stati molti,hanno però ricevuto la medesima risposta:”un diciottesimo?No,non da noi,se vuole ci tenga pure presenti per comunioni,cresime,battesimi o per quando si sposerà ma non chieda di darle lo spazio per dei diciottenni:provi in qualche discoteca”.
Ecco la costante risposta ricevuta dai titolari dei posti “tranquilli” a cui mi sono rivolta,che fossero indicati da riviste specializzate o fossero i locali di collegi normalmente affittati a scopo benefico naturalmente,come quello nei pressi di Monza da me contattato e in cui sono conosciuta da anni e dove non possono non sapere che tipo di “festa” io intenda fare.Tutti invariabilmente alla parola “diciottesimo” mi rispondono angosciati per non dire terrorizzati di provare altrove,quando questo “altrove” finisce per non essere altro che discoteche e locali notturni dove i diciottenni finalmente sono attesi a braccia aperte soprattutto se desiderosi di fare casino con musica,alcool e “altro”.
Tutto ciò mi ha fatto capire innanzitutto che se il terrore da diciottenniè
talmente diffuso evidentemante ci saranno dei fondati motivi,e ciò è molto triste.La concezione che i miei coetanei hanno di divertimento,e tu lo sai certo benissimo,è spesso monotematica:lo sballo.
Poi però ho anche pensato che non posso dare tutte le colpe ai miei coetanei:se,infatti,i “grandi” credono così poco in noi e,rassegnati al marcio che c’è in noi non sono liberi di offrirci nessuna possibilità
alternativa,cosa dobbiamo fare noi ragazzi se non chiuderci in questi famosi posti che pare siano gli unici ad aspettarci a braccia aperte per festeggiare(o far la festa?)ai nostri tanto attesi 18 anni? MARIA Simone, Milano Avere 18 anni e sentirsi privilegiati di un sacco di attenzione informatica, stradale, sessuale, legale, animale e magari pure religiosa, ma non avere un posto in cui festeggiare, francamente è un casino. Come diceva quella canzoncina di Gaber? “Chiedo scusa se vi parlo di Maria. Maria la libertà, Maria il Vietnam la Cambogia, Maria, la realtà…”
Egregio direttore, la vicenda dei padroni dei pitbull semi-assassini che fuggono (e poi nascondono i loro cani al Leoncavallo) ignorando le grida del postino straziato perché (dichiarano) “avevamo paura per i nostri cani all’arrivo della polizia”, mi ha ricordato un fatto accadutomi la scorsa settimana.
Una mia amica ed io avevamo deciso di trascorrere il pomeriggio a Minitalia coi rispettivi figli (7 in tutto). In un angolo del parco si possono ammirare alcune varietà di animali fuori del comune. L’episodio a cui mi riferisco si svolge presso la voliera dei pappagalli, riconoscibile fin da lontano per il chiasso assordante prodoto dai loro versi. Il maggiore dei sette bambini (11anni), avvicinandosi alla voliera, dice “Voglio vedere se riesco a farli tacere” e prende a gridare più forte delle bestiole, con l’intenzione di domarle, subito imitato dal maschietto di 6 anni. Esercitavano così un giudizio succhiato con il latte materno: l’uomo è creato da Dio che lo ha posto a capo di tutti gli altri esseri. E, mentre noi madri ci beiamo dello spettacolo dei nostri piccoli uomini impegnati in tale ardito tentativo, all’improvviso si spalanca una porta di una gabbia vicina ed esce un energumeno sui 25 anni, armato di pistola sparachiodi e mi assale gridandomi in faccia:”capisco che il bambino è selvatico, ma lei, lei deve educarlo a non disturbare gli animali”. Impaurite da una figura tanto evidentemente avversa ai nostri bambini, siamo fuggite, portando con noi la domanda rimasta in gola:”E’ proprio vero che se l’uomo non sa di essere uomo non c’è altra strada che essere sdolcinatamente e sentimentalmente dalla parte degli animali invece che entrare in un corretto rapporto con la natura”.
Claudia Borgonovo, Nerviano Cara signora film, giornali e tv hanno un’immensa responsabilità nel diffondere nell’opinione pubblica questo sentimentalismo che minaccia quotidianamente i nostri bambini. Il problema c’è ed è molto più drammatico di quanto si pensi, specie nelle grandi metropoli dove, come a Milano, sembra che non ci sia modo – causa siringhe, spacciatori, allegri pitbull, fanatici ambientalisti – per farci tornare a giocare i bambini. Altrove la pubblicistica si allarma ed enfatizza fenomeni come la pedofilia che sono comunque anch’essi collegati all’allegro andazzo sentimental-pornografico che impazza nei decadenti e tanto sponsorizzati costumi occidentali. La politica finge di non vedere questo disagio quotidiano che pesa sulle spalle delle famiglie più povere, cioè quelle che non hanno il giardino in villa o il punto di fuga della casetta in montagna per far scorrazzare in tranquillità i propri figli. La sinistra al governo promette disegni legge per i maestri di strada ma, semplicemnte, non pulisce le strade e non ci preserva (anzi li promuove ministri) dai malati di animalismo. Anche a questo riguardo c’è da augurarsi che il 2001 venga in fretta, altrimenti prima o poi succede che le “nuove Br” le fanno i padri e le madri di famiglia.
Caro Direttore la lettera di A. Cappello, vice-presidente dell’associazione Umana Dimora di cui sono presidente, pubblicata sul numero di Tempi in edicola, non esprime il giudizio della nostra associazione (riuniremo a breve il direttivo per decidere eventuali posizioni pubbliche).
Siccome il corsivo redazionale che compare due righe sotto la firma di Cappello presentandolo come vice-presidente di UD induce facilmente a pensare che egli esprima la posizione dell’associazione, la pregherei di pubblicare la precisazione che il suo intervento è a titolo personale.
Nel merito, posso anticiparLe che le dichiarazioni di Cappello non sono altro che un’acritica acquisizione di una trita (e falsa, come Morandini sta ampiamente documentando) pubblicistica della lobby verde, di cui spero stiate indagando sui veri interessi.
Nel ringraziarLa per la comprensione Le auguro buon lavoro al servizio della verità.
Con i migliori saluti.
Daniele Bassi, Presidente ‘Umana Dimora’
Prediamo atto della precisazione e auguriamo all’Umana Dimora una dicussione interna franca e cordiale. Volutamente e senza preventiva consultazione con l’autore abbiamo indicato il ruolo di Cappello nell’UD. E questo perché secondo noi è bene che i lettori sappiano, là dove sia possibile appurarlo, che talora chi scrive è anche implicato in prima persona nella tematica che va dibattendo.
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