
L’impossibile governo
Per il nuovo governo il maggior problema sarà sempre quello che ha affaticato Berlusconi: la riduzione della crescita economica e il peso del secondo debito pubblico del mondo. La Bce ha stretto la morsa sui bilanci degli Stati in difficoltà come l’Italia, la Grecia e il Portogallo, stabilendo che le obbligazioni emesse da questi Stati non sarebbero più considerate collaterali dalla Bce, se le agenzie di rating dessero una valutazione inferiore ad “A” della solvibilità di questi paesi. Se un dato certo dell’integrazione dell’euro era la copertura dei bilanci dei singoli Stati da parte della Bce, oggi comincia a delinearsi una situazione diversa, in cui le obbligazioni emesse dai diversi Stati non sono più eguali e non dipendono nemmeno più dalla Commissione europea o dalla Bce, ma dalle agenzie internazionali che valutano la solidità delle singole economie e dei singoli bilanci pubblici. La coperta europea comincia a restringersi: e ciò spiega il rigore a cui il ministro Tremonti ha ispirato l’ultima finanziaria di questo governo, con l’occhio attento soprattutto alle agenzie internazionali. La finanziaria di Tremonti è oggetto di generale ripulsa da parte del centro-sinistra, sarà persino la motivazione di uno sciopero generale. Ma il problema che essa pone non riguarda il governo il centro-destra ma il bilancio pubblico e l’economia nazionale. Per questo sarebbe importante che la sinistra definisse qualcosa di simile a un programma, visto che essa è un partito della spesa pubblica e della spesa sociale. Cioè tutti i termini che sono divenuti oggi problematici per la crisi dell’economia italiana e per il peso del debito pubblico. L’opposizione comprende ora tutti i partiti che hanno governato l’Italia prima di Berlusconi e che, per non diminuire la spesa pubblica, hanno creato il debito pubblico. Diviene perciò sempre più difficile pensare che l’attuale stato dell’Unione sia duraturo e che la coalizione possa reggere i contrasti che nascono quando la spesa pubblica e la spesa sociale sono così rigidamente vincolati. E le proposte che vengono da Prodi indicano un aumento della spesa pubblica e della spesa sociale, a cominciare dalla abolizione delle legge Biagi. Non è certo un caso che Savino Pezzotta, della Cisl, si sia schierato contro l’abolizione della legge.
è possibile in Italia un governo di sinistra in queste condizioni? Non è un caso che la battuta di Tremonti sulla grande coalizione, una prospettiva così lontana dalla realtà, abbia suscitato un dibattito. E non è un caso che la tensione interna all’opposizione, specialmente tra Margherita e Ds, sia cominciata a crescere. Il centro-sinistra deve ancora discutere il suo programma e la sua unità, sinora l’unica sua forza è che una parte della maggioranza del centro-destra ha scelto l’astensione. Ma è dubbio che il passare dei giorni non ponga il centro-sinistra più severamente di fronte sia al dramma del paese sia alle proprie contraddizioni politiche.
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