L’io in sei mosse

Di Giorgio Vittadini
01 Maggio 2003
Di fronte al panorama esistente c’è da chiedersi quale possa essere un elemento di novità nella società italiana

Di fronte al panorama esistente c’è da chiedersi quale possa essere un elemento di novità nella società italiana.
Sono nate così alcune note per la presenza di un nuovo soggetto.
1. Ci vogliono tanti io, ricchi di domande, che godano dell’oggi ma siano già irrequieti per il desiderio di costruire il domani, che non si accontentino di padroni, capi partito e capi popolo e neanche di “teporosi” amici che attutiscono l’urto della realtà. Ci vogliono io liberi che sono tali perché seguono qualcosa o qualcuno che li ha svegliati.
2. Ci vogliono io e compagnie di io che non credono nella separazione tra scienza e fede, tra economia e morale, tra politica e ideale. Ci vogliono io stupiti del vero che sanno che il vero c’entra con tutto ed è fatto di facce, di storie. Allora, ciò in cui si crede, c’entra con tutto, perché rende uomo l’imprenditore, l’operaio, il maestro, come una persona innamorata che contempla il volto dell’amata nella sua memoria e così lavora con più forza e speranza.
3. Ci vogliono io che, quando entrano in politica o si occupano di economia, non si dimentichino di dover imparare da ciò che li educa; che stiano dentro il popolo ma non pretendano di essere l’avanguardia del popolo. Ci vogliono io che giudichino partendo dalla loro esperienza, perché tutto c’entra con ciò che è vero, anche l’economia e la politica.
4. Ci vogliono io che non trasformino il desiderio in discorsi, parole, analisi, cortei, talk-show televisivi, convention aziendali, liturgie senza sacralità, canti senza bellezza. Ci vogliono io che lavorino, trasformino la realtà, accettino il sacrificio di piegarsi alla materia che hanno davanti, che diano uno scopo alla propria azienda affinché sia per l’uomo.
5. Ci vogliono io che costruiscano opere, non solo quelle per portatori di handicap che fanno ceste di vimini, ma anche aziende ad alto lavoro, ad alto capitale, ad alta elevazione tecnologica. Si riconoscerà la bellezza del loro ideale da come queste opere sono per l’uomo, anzi sono uno sguardo di fronte all’uomo. Ci vogliono io che amino il dibattito politico, tanto quanto sentono proprio il diritto ad esistere. Ci vogliono io che amino le leggi che potenziano il “quasi mercato” in cui i capaci e meritevoli possano emergere. Ci vogliono io che non si scandalizzino della politica come arte del compromesso reale, ma che parlino con i poteri forti e deboli, garantendo l’esistenza e lo sviluppo di ciò che si fa.
6. Ci vogliono io che sappiano e vogliano costruire con chi è diverso, sentendo questa diversità come un arricchimento; che diano giudizi e capiscano che tutto per loro e per i loro amici rinasce se il loro cuore si riempie di una felicità da bambino, in tutto quello che fanno. Ci vogliono io che non si sentano i puri e i buoni, ma che ci insegnino la difficile arte di costruire potendo sbagliare e ricominciare.
Purtroppo contro questa realtà, l’asino bigio, il re travicello, il chierico sudato e ciò che in noi è male si alleano, ma ultimamente non possono nulla.

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