L’islam si sta occidentalizzando

Di Gianni Baget Bozzo
23 Ottobre 2003
Non sappiamo se anche il nostro paese conoscerà le attenzioni di Osama Bin Laden come egli minaccia

Non sappiamo se anche il nostro paese conoscerà le attenzioni di Osama Bin Laden come egli minaccia. Ma il terrorismo islamico è diventata l’estrema propaggine per un verso, il fallimento per l’altro del fenomeno che si è chiamato impropriamente fondamentalismo islamico e più propriamente “islam politico”. L’islam politico nasce con la rivoluzione iraniana ed è l’idea di creare uno Stato in cui l’islam non sia soltanto una regola religiosa ma ispiri le strutture politiche. Ad esso si possono collegare i vari esperimenti di usare la sharia come legge civile che sono diffusi nel mondo africano, in forme alterne dalla Nigeria al Sudan. Due vie si sono aperte di fronte a questi fenomeni.
Una via è quella di una occidentalizzazione che tocchi i diritti civili e abbia come ultimo termine una distinzione tra religione e politica, per cui vi è spazio nelle molteplici forme della storia dei paesi musulmani. L’altra invece è una forma nichilista e terrorista, che punta sulla guerra religiosa dell’islam contro l’Occidente intendendo il jihad solo come forma collettiva di guerra totale, sino alla forma non islamica del martirio-suicidio.
La guerra irachena ha rafforzato la tendenza occidentalizzante o quella del terrorismo? Nonostante le apparenze il residuo terrorista nella zona attorno a Baghdad e a Tikrit la collaborazione irachena con il ritorno al lavoro di vari servizi pubblici, e particolarmente la polizia, indica il consenso che l’intervento americano ha avuto nel paese arabo, nonostante la penuria di acqua ed elettricità e di ordine pubblico che essa immediatamente suscitò. L’intervento ha dimostrato che l’Occidente crede che la dittatura non sia l’unica forma in cui si possa costruire uno Stato presso una popolazione musulmana. In democrazia vivono paesi musulmani come la Malaysia e l’Indonesia e vive la grande comunità islamica in India. Il premio attribuito ad una combattente iraniana per i diritti civili delle donne dice che quel tanto di democrazia che vige in Iran è compatibile con l’ingresso libero di temi occidentali. In Marocco il sultano Mohammed VI è intervenuto in chiave occidentale, distinguendo il diritto civile della sharia islamica e restringendo l’uso della poligamia: la decisione dei musulmani moderati in Marocco a estendere i loro voti presentando liste alle elezioni cittadine indica che il consenso sull’occidentalizzazione esiste anche negli stessi partiti islamici. In Libia Gheddafi ha portato il paese fuori dalla Lega Araba. In Turchia governa un partito islamico che accetta la laicità delle istituzioni di Ataturk, liberando il paese dal controllo militare. La Giordania ha tenuto libere elezioni. A prezzo di vite umane, la coalizione anglo-americana ha cambiato la situazione nel mondo arabo al punto ad persino l’Arabia Saudita indice le elezioni locali. La guerra irachena ha mostrato che l’Occidente non è una tigre di carta e che non esiste alternativa per i paesi musulmani che un tentativo di sintesi tra religione islamica e democrazia occidentale. Non sappiamo dunque se Al Qaeda sia in grado di attuare le sue minacce contro il nostro paese, ma è certo che la linea della guerra religiosa integrale, estranea alla cultura islamica e prodotta da una influenza del terrorismo occidentale, è una linea perdente proprio a causa dell’azione della Nato in Afghanistan ed in Kossovo e della coalizione dei volontari in Irak.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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