
L’Italia di Berlusconi vista dall’America
Nella prima serata di domenica, qui in America si è dato per certo che Berlusconi avesse vinto le elezioni italiane. Con “dato per certo qui in America” mi riferisco alla sparuta minoranza che segue la politica estera, perché la maggioranza degli americani non sapeva neppure che in Italia fossero in corso elezioni politiche. Gli americani, che a mala pena si curano delle elezioni Usa, non hanno alcun interesse per tutte le questioni politiche al di là del proprio distretto scolastico. Per quanto riguarda l’Italia, l’unica notizia ad aver suscitato attenzione è stata la morte di Perry Como, il cantante italo-americano degli anni ’40 e ’50. Allo Yankee stadium i fan hanno ascoltato le sue canzoni tra gli “innings” della partita di baseball tra New York Yankees e Baltimore Orioles. L’Italia è legata anche alla mafia; ma non a quella pericolosa, piuttosto al triste anacronismo di The Soprano (lo show televisivo più popolare tra gli “intellettuali”) o alla divertente parodia del film di Robert De Niro e Billy Crystal, Analyse this.
Durante la “guerra fredda” le cose erano diverse perché l’Italia ospitava il più grande partito comunista occidentale. A quei tempi la complessità della politica italiana e l’apparente mancanza di stabilità preoccupavano gli americani. Oggi ci si chiede se alcuni leader politici Usa non possano considerare la “spontaneità” italiana come un salutare laboratorio sulle implicazioni dell’unità europea, con la sua occasionale sfumatura anti-americana. I Conservatori sono contenti della vittoria di Berlusconi perché hanno un progetto politico simile (tagli fiscali, riduzione della presenza statale), mentre alcuni liberal hanno appoggiato la campagna contro Berlusconi come “pericolo per la democrazia” quasi più per una questione di coerenza ideologica che per un reale interesse. Nessuno dei due schieramenti ha infatti mostrato di prenderla molto sul serio. Un servizio del New York Times dall’Italia cercava disperatamente di interessare il lettore, anche se i candidati in corsa per le elezioni municipali di Napoli erano 15mila, inclusi quelli (di un partito alleato di Berlusconi) che chiedevano i voti delle donne tradite dal marito. Gli italiani non devono sentirsi offesi. In aggiunta alla ben nota mancanza d’interesse per la politica estera (il “vecchio mondo” resta il “mondo cattivo” da cui la gente fugge per riparare negli Usa), l’atteggiamento degli americani verso le elezioni nel Belpaese si deve alla convinzione che gli italiani sono molto più maturi di tanti altri europei, che l’Italia resterà sempre per il “godersi la vita” e sarà sempre un luogo meraviglioso da visitare. La corruzione? Fa parte dello charme e della raffinatezza del luogo: ciò che sarebbe intollerabile negli Usa in Italia è considerato affascinante. Per gli americani Tangentopoli è un fenomeno incomprensibile, almeno quanto l’impeachment di Nixon e Clinton per gli europei.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!