Fumatore, collezionista di armi, buongustaio in tutti i sensi, il nuovo eroe di Perrone riesce a far dimenticare l’indimenticabile Canessa. Recensione di “Un odore di Toscano”
Il primo morto, uno che con la tibia spezzata dal proiettile di un maledetto M76 guarda in faccia i sicari che gli trapasseranno l’occhio destro con quello di Sig Sauer P320, è a pagina 18. “Lei” è a pagina 20. Il primo bacio e il primo sesso al terzo piano, in procura, a pagina 25. L’aneddoto decisivo, quello che ti impedisce di chiudere un libro prima di sapere come finisce, è a pagina 29. Ne restano poco meno di 500. È iniziata così la nostra lunga notte con Attilio Toscano, un gran pezzo di poliziotto che sa di sigaro, di tabacco, che colleziona mitragliatrici invece di farfalle, che chiude inchieste con un colpo di genio, che, per dirla con le parole del procuratore Savelli, «non ha fatto mai carriera perché con le sue idee l’hanno fatta gli altri» e «ha rifiutato per tre volte di andare allo sco, a Roma, e due volte ha detto no all’antiterrorismo». Che gira solo a cavalcioni di una Harley e ha sempre «un casco di riserva, casomai doves...