
Lo scambio impossibile con le facoltà di Teologia. Romeo Astorri rivendica il valore del concordato
«In fondo, il detto historia concordatorum, historia dolorum esprime, da parte della Chiesa la stessa insoddisfazione sul modello che traspare dalle parole di Galli Della Loggia. Nella cultura italiana si ha sempre l’impressione, quando si tratta di Concordato, di essere ancora in presenza degli accordi firmati con i regimi autoritari negli anni Trenta o che tutto si riduca all’8 per mille o all’ora di religione, che sono, almeno in parte, frutto di un’intesa non concordataria e comunque solo una parte di un’intesa più complessiva. Eh no, i Concordati sono figli del loro tempo almeno quanto la proposta dellaloggiana lo è di una visione particolare».
Se il Concordato di riferimento fosse quello italiano del ’29, o portoghese del ’40, o il Concordato tra Chiesa spagnola e Francisco Franco del ’53, allora sì, Romeo Astorri, docente di Diritto Canonico a Piacenza e Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa alla Cattolica di Milano, capirebbe. Ma dopo il Concilio Vaticano II è successo qualcosa da cui la proposta dell’editorialista del Corsera sembra prescindere: «Durante il papato di Paolo VI e di Giovanni Paolo II soprattutto, l’attività concordataria rifiorisce, dando origine ad un mutamento dell’istituto. Con la fine dei regimi autoritari in Italia, Spagna e Portogallo, ma anche nei paesi del blocco sovietico non solo assistiamo alla firma di numerosi Concordati, ma anche a quella di intese con altre confessioni che mostrano l’allargarsi di un approccio ai rapporti con le confessioni religiose nel segno della bilateralità. Pensiamo agli accordi dei Laender tedeschi con le chiese luterane, a quello di Schroeder con le comunità ebraiche, o alla triplice intesa spagnola con ebrei, protestanti e, unica al mondo, con i musulmani», non sono forse queste intese, si chiede Astorri, la cui nascita è avvenuta in seno ad un quadro concordatario? «Io dico che oggi è impossibile pensare di sostituire il diritto comune alle peculiarità del Concordato, una modalità storica legata alla natura del diritto canonico cattolico con cui si esprime bilateralità. Possiamo discutere dell’opportunità di correggerne alcuni articoli, ma mettere in discussione il principio di bilateralità, abolendo lo strumento che ha garantito libertà alla Chiesa cattolica e con le intese garantisce tale libertà alle altre confessioni, è sbagliato».
Impossibile anche la riapertura delle facoltà di Teologia nelle università statali: «In Italia esistono solo generici dipartimenti di Scienze religiose in quanto l’insegnamento della Teologia e l’istituzione di facoltà nelle università statali sono vietate da una legge del 1873. Non entro nel merito della costituzionalità di tale legge, ma, probabilmente, per mutare la situazione dovrebbe sussistere almeno una delle seguenti condizioni nel nostro ordinamento giuridico: o il non riconoscimento del valore legale del titolo di studio, o la presenza, appunto, di un Concordato».
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