LO STUDIO AL CENTRO

Portare l’artista ma non la galleria, l’opera ma non la cornice, rifare il verso ai “Quadri di un’esposizione” di Mussorgsky ma cambiarne il senso grazie a una preposizione: il Centro Culturale di Milano apre i battenti agli amanti dell’arte contemporanea, figli della mentalità “tot capita, tot sententiae”, e a luminose gallerie, visite guidate e cataloghi rilegati oppone l’odore della vernice, la forza del dibattito, l’incontro con l’autore. Si chiama “Quadri per un’esposizione”, rassegna settimanale sui generis: sala, sedie, le opere intorno, i padri che le raccontano, il giudizio dello spettatore piegato all’esperienza che le ha partorite.
«Pare che ormai – racconta Camillo Fornasieri, direttore del CmC – offrire un’opera al mondo significhi deprimersi al gusto di chi la osserva. Ma la storia del Centro, gli incontri con poeti, scrittori e quant’altro condivida con l’artista questa offerta, ci hanno insegnato il contrario: nell’opera, è l’esperienza del suo creatore a parlare». Magari circondato da una quindicina di inediti, freschi di parto e pronti a una pioggia di domande piuttosto che agli sguardi e i bisbigli da esposizione. Sì, perché il tecnicismo non è certo di casa al Centro, ma i tecnici eccome, basti affidare il rogo delle dispute su stili e linguaggi agli stessi curatori della rassegna, i sempre noti sulla scena pubblica dell’arte contemporanea, come Giuseppe Frangi, Elena Pontiggia, Flavio Arensi e Giovanni Chiaramonte, «saranno loro a spiegare perché la scelta di questo o quell’artista, cosa in tanta diversità di esperienza li ha corrisposti». Corrispondenza, parola abusatissima! «Nel senso che da un fatto gratuito, come guardare un quadro (ai giganti dell’arte contemporanea verranno alternati giovani ancora sconosciuti, ndr), si coglie non la somiglianza ma la differenza di storia che ti dice qualcosa!».
Viene in mente sua sorella, la pittrice Letizia, che al Meeting di Rimini va ripetendo: l’opera artistica è uno specchio, guardati, specchiatici, ti si impone il confronto con un’esperienza.
«Ma oggi è pieno di scrittori e artisti che dissimulano: “non ci neanche pensato, non vuol dire niente, è solo un gioco”, e con frasi dal sapore avanguardista pensano di rimanere a galla», prosegue Fornasieri, «Ma se tutto nasce da un’esperienza tutto ha un senso: ritrovare questo criterio è il mio desiderio educativo per il Centro Culturale». E gli artisti non si sono tirati indietro, affascinati dal poter offrire al pubblico qualcosa di più delle loro opere: Giovanni Vitali, Paola Marzoli, Giovanni Frangi, Marco Casentini, Francesco Toniutti, Marco Luzi, Gabriele Basilico, Roberto Coda Zabetta e Samuele Gabai. Presumibilmente non finirà qui: «A Milano non esistono posti analoghi, dove una personale venga inaugurata da un autore che dibatte due ore col suo pubblico. Anche se non siamo una galleria, né degni per alcuni di questi nomi di essere degli espositori, siamo stati riconosciuti degni di essere delle persone da incontrare e dalle quali generare incontri. è un po’ la logica del titolo: “quadri per un’esposizione”, esposizione ideale, che faranno altri, ma anticipata dal pensiero di quelle persone così fragili e così forti che sono gli artisti, dotati di antenne per afferrare prima di tutti quando qualcosa muore o genera la vita. In una parola, che hanno la forza del presentimento. è la prima rassegna, ma non certo l’ultima”. Fidatevi di chi ha trafugato qualche immagine, scaricate il programma dal sito www.cmc.milano.it: il primo appuntamento è per il 7 aprile col giovane Vitali.

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