È l’ora dell’amnistia! Il video della conferenza stampa di Pannella e Amicone

È disponibile il video della conferenza stampa di Luigi Amicone e Marco Pannella "È l’ora dell’amnistia. L’ora della Costituzione, l’ora della giustizia". I servizi del Tg1 e di Studio aperto e una cronaca di ciò che è stato detto.

È l’ora dell’amnistia. L’ora della Costituzione, l’ora della giustizia


Lunedì 21 novembre, ore 12, presso la sede della redazione del settimanale Tempi, Corso Sempione 4, Milano, si è tenuta la conferenza stampa di Marco Pannella e Luigi Amicone, trasmessa in diretta da Radio Radicale e Radio Tempi. Ecco il video dell’incontro
 

È l’ora dell’amnistia. L’ora della Costituzione, l’ora della giustizia


Lunedì 21 novembre, ore 12, presso la sede della redazione del settimanale Tempi, Corso Sempione 4, Milano, si è tenuta la conferenza stampa di Marco Pannella e Luigi Amicone, trasmessa in diretta da Radio Radicale e Radio Tempi. Ecco il video dell’incontro

Qui, invece, il servizio andato in onda sul Tg1 dello stesso giorno nell’edizione delle 13.30.

A questo link, trovate il servizio di Studio Aperto andato in onda lo stesso giorno nell’edizione delle 18.30 (il servizio va dal minuti 17.00 al minuto 18.00).

Qui di seguito, infine, la nostra cronaca:

Come ha scritto il giornalista Filippo Facci su Libero, «ci sono in giro dei pazzi». Due di loro, di sicuro, si sono ritrovati lunedì 21 novembre nella redazione di Tempi. Erano il direttore Luigi Amicone e il leader storico dei Radicali, Marco Pannella, che hanno indetto una conferenza stampa dal titolo “È l’ora dell’amnistia, l’ora della Costituzione, l’ora della giustizia”. «Un radicale e un ciellino – ha scritto ancora Facci – che si sono uniti per chiedere un’amnistia che, in attesa di soluzioni più strutturali, dia respiro a carceri che sono stipate come porcili». Anzi, peggio di porcili. Come recitava il comunicato stampa di invito all’evento, «la direttiva europea 91/360 recepita dall’Italia con Ddl 534/92 e successivi (2001/88 e 2001/93) recanti modifiche sulle norme per la protezione dei suini spiega che per l’alloggiamento dei verri la superficie minima consentita è di 6 metri quadrati, ottimale, 9 metri quadrati. In Italia le persone detenute in carcere vivono spesso in spazi più angusti di quelli in cui la legge intima – pena la chiusura dei porcili – siano allevati i maiali».

Non è mai l’ora dell’amnistia, dice chi pensa che il nuovo esecutivo guidato dal tecnico Mario Monti si debba occupare solo di spread, tassi e tasse. È invece proprio questo il momento, dicono Pannella e Amicone che rovesciano l’assunto. Proprio perché questo è un governo di pacificazione nazionale, quale altro provvedimento può con maggior concretezza incarnare questo intento? Quale altro segno può essere più efficace che non l’atto di clemenza per antonomasia? Ha detto Amicone: «Oggi si apre una nuova finestra che il Parlamento deve prendere in seria considerazione, in un momento storico in cui si sente parlare da tutte le parti in gioco di rasserenamento costituzionale e d’impegno di ricostruzione. Sono tutti uniti nel volersi assumere la gravosa responsabilità di ricostruire un paese insofferente e imbarbarito a vari livelli. Noi siamo convinti che la leva di Archimede per aprire questa finestra sia l’amnistia». 

I problemi della giustizia italiana sono sotto gli occhi di tutti e a parlare sono i dati: «Le carceri soffrono di un affollamento record – ha spiegato Amicone – abbiamo quasi il 50 per cento di detenuti in più per ogni prigione, siamo il paese con il maggior numero di carcerati in attesa di giudizio e siamo fuori dai limiti chiesti dall’Unione Europea». Pochi mesi fa, il commissario del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, ci ha ricordato altri dati drammatici: il circuito penitenziario negli ultimi dieci anni è costato allo Stato in media 3 miliardi all’anno, uno spreco di risorse che non ha generato alcun beneficio. Per non parlare delle voci di manutenzione, funzionamento e viveri, che sono diminuite del 31 per cento quest’anno. Cifre paradossali, come gli investimenti per la rieducazione dei detenuti: «Non dimentichiamo – ha ricordato il direttore di Tempi – che secondo la Costituzione la pena e la coercizione hanno una prospettiva rieducativa. Bene, l’incidenza dell’impegno educativo pesa 11 centesimi al giorno per detenuto, per un totale di 3,5 euro al mese. Ecco quello che investe lo Stato per ciò che costituzionalmente è indicato come uno degli obiettivi del sistema penale». 

L’intervento si conclude con un accorato appello: «È l’ora dell’amnistia perché è l’ora della Costituzione, della legalità e della civiltà; è l’ora dell’amnistia perché è l’ora di mettere mano a una amministrazione della giustizia che pesa sulla possibilità di ripresa complessiva del paese, con otto milioni di processi penali e civili pendenti che bloccano ogni tipo di riforma. È l’ora dell’amnistia se si vuole dare un segno concreto e non cinico di pacificazione e di responsabilità nazionale. È arrivato il momento di dimostrare che il Parlamento esiste e che non abbiamo assistito all’ennesimo teatrino di rappresentanti del popolo che non hanno la coscienza di ciò che rappresentano di fronte al paese, alla Costituzione e alla democrazia». 

E Pannella, l’altro pazzo, cosa
ha detto? Ha aperto la discussione ricordando la proposta di Tempi che, due mesi fa, lo aveva lanciato come ministro della Giustizia: «Se posso essere qui oggi è perché non vi hanno ascoltati. Magari non mi avreste avuto qui oggi, ma credo che avremmo lavorato splendidamente insieme». Battute a parte, il leader radicale ha ricordato che lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sia nel corso dell’ultimo Meeting di Rimini, sia lo scorso 21 luglio, aveva dichiarato la «prepotente urgenza» di intervenire per risolvere la disastrosa situazione del nostro sistema carcerario. Ma le parole del Capo dello Stato sembrano essere cadute nel nulla: «Abbiamo preparato un’inchiesta, l’abbiamo consegnata al presidente e dopo che tutto il Senato ha riconosciuto la gravità della situazione, come ha agito la democrazia italiana? C’è stata più informazione sul caso di Avetrana che sulla situazione delle carceri e della giustizia italiana. Nessun telegiornale, nessun dibattito televisivo sull’argomento, niente di niente». 

In Italia, secondo Pannella, s’ignora totalmente l’importanza dell’amnistia: «Che sarebbe un atto da legislatori, ridurrebbe i procedimenti penali da 5 milioni a 700 mila, salvaguardando i reati più gravi che non cadrebbero in prescrizione. L’amnistia è un provvedimento serio, che prevede la tutela delle vittime, a differenza della prescrizione». La preoccupazione non è solo nei confronti dei detenuti che «vivono in condizioni disumane», ma anche degli agenti della polizia penitenziaria, dei direttori, degli psicologi e degli educatori, eroi contemporanei che vivono in condizioni estreme, che spesso ne minano il fisico e la mente: «Sono uomini che hanno scelto di servire lo Stato e si ritrovano a essere complici attivi di una situazione di tortura e di auto-tortura. Come fanno le loro famiglie e loro stessi a non andare in crisi?». 

Exit mobile version