
LUCIGNOLO
C’era una volta un burattino carino carino che, come un bambino, un bel giorno si fa infinocchiare da un cretino. A parte il nome, Lucignolo, le uniche informazioni rilasciate da Collodi sul corruttore di turno riguardano una mutazione metaforico-genetica in somarello, e da allora un’intera generazione di bambini è cresciuta con il senso di colpa nei confronti di tutto ciò che è balocco e annesso prurito al posteriore, laddove sarebbe spuntata la coda pre-asinara. Passano gli anni e (fatta eccezione per un ottimo Cecche-rini) il nome del corruttore viene dimenticato, i bambini si liberano dell’incubo codaiolo e si appiccicano alla Tv. Ed ecco che col proverbiale “la madre dei cretini è sempre incinta” ri-nasce “Lucignolo”, la voce di un cretino (che si spera e si scusa se malato mentale in fase terminale) circondata da un’equipe di cretini che, con gioia e suspence e ammiccamenti, ci menano per il mondo alla scoperta di tutto ciò che fa tendenza, tutto ciò che accade nell’ombra: rave satanisti, spaccio di ecstasy, street fighter off limits… giornalisti nascosti nelle auto, faccia a faccia con aspiranti eroinomani, dopo una stagione all’insegna del pericolo, era ovvio che si esaurisse lo spirito investigativo e si reclamassero sani colpi di sole e gossip. Così il cretino passa in prima serata e con lo stesso tono da «sto per rivelarti chi ha ucciso Laura Palmer», rivela le misure delle veline a mollo a Formentera, si intrattiene con lumi culturali quali Mascia Ferri e Alessia Fabiani, spende l’equivalente di tre mesi di stipendio di un impiegato per regalare a Katia e Ascanio una pre-luna di miele. Bellissimo, consigliato a tutti coloro che alle 8 del giorno dopo lavorino con 30 gradi e vogliano sostituire le ultime dai marciapiedi con analoghe perle di saggezza lucignoline, tipo il colore del bikini preferito da tale Aida…
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