L’UDC E LA TATTICA DEL SE’

Questi sono i giorni di Pierferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati, figura racchiusa nella sua funzione istituzionale e decisivo proponente della riforma in senso proporzionale del maggioritario italiano: “rivoluzionario” che si pone contro la storia politica e costituzionale d’Italia dal referendum Segni in poi. Nessuno poteva pensare che un partito del 6 per cento potesse tentare un tale cambiamento, che sconvolge tutto l’acquisito politico e istituzionale di 15 anni di storia repubblicana. Non si comprende ancora la solidità di questa proposta: finora è stata concretizzata soltanto in un emendamento alla riforma del sistema elettorale necessaria per includere nel Parlamento gli eletti degli italiani all’estero. La Casa delle Libertà non si è riunita per deliberarlo né esiste una convergenza politica stabilita sulla riforma di tutti gli aspetti che trascendono la questione elettorale in senso stretto. Sinora i padri della riforma sono solo gli incaricati dei partiti della Casa per le questioni elettorali. è un livello ancora più tecnico che politico. Quello che non è chiaro è quello che seguirà. Paradossalmente esso sta nelle mani del presidente della Camera, che deve stabilire, con l’ufficio di presidenza, il corso parlamentare del disegno di legge. Ma a Casini al tempo stesso converrà dar forma politica al suo disegno, a cui l’opposizione è frontalmente avversa. Per quel che si può capire, la riforma proporzionale avverrà solo in grazia del voto maggioritario della Casa delle Libertà. Veramente, non si sa se la Casa esista ancora, perché proprio l’Udc ha più volte formalizzato la sua intenzione di andare alle elezioni senza legami con gli altri partiti ad essa associati. E nei commenti politici questa ipotesi viene data come la più probabile. E allora si può pensare di ottenere il consenso degli eletti della Casa delle Libertà senza dare garanzie sul futuro dell’alleanza? Come si può contare sulla sua solidità, se si pensa di dissolverla? Questo è l’aspetto paradossale della politica dell’Udc, non si comprende se non in funzione di un disegno di pura affermazione del partito. Se Forza Italia si illude che l’Udc dia per scontata la sua permanenza nella Casa e, meno che mai, la leadership di Berlusconi, deve tenere conto che, pur dopo aver ottenuto il proporzionale, Follini ha posto anche la richiesta della leadership. Inoltre Follini si riserva di cambiare il contenuto della proposta comune eliminando anche lo sbarramento elettorale al 4 per cento. Sembra che l’Udc corra nel vuoto politico del centro-destra. Ciò mostra la qualità politica del gruppo dirigente postdemocristiano ma anche il fatto che esso si muove senza strategia, sulla via della pura tattica elettorale dei suoi interessi politici.

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